Recensione “Radio Silence” di Alice Osemann | Oscar Vault | Young Adult

Frances Janvier è sempre stata una “macchina da studio” con un unico obiettivo: entrare in una università d’élite. E nulla la può fermare: né gli amici, né il segreto che nasconde, neppure la sua stessa personalità.

Aled Last frequenta l’ultimo anno del liceo ma ricorda a tutti un bambino piccolo che ha perso la mamma al supermercato. È timido e prende sempre voti altissimi.

Quando incontra Aled, Frances scopre una nuova libertà. Per la prima volta non ha paura di essere se stessa. Frances è una ragazza, Aled un ragazzo, e, come spesso succede, i due si innamorano e…

No, in effetti non va così. Frances e Aled non si innamorano affatto: collaborano a un podcast. E ottengono un inaspettato successo, che potrebbe però rivelarsi fatale per il loro rapporto.

In un mondo che sembra determinato a imbrigliare le loro vite su binari già stabiliti, Frances e Aled lottano per superare le proprie paure e trovare la propria voce nel corso di un anno che cambierà le loro vite.

Avranno il coraggio di mostrare a tutti chi sono veramente? Radio Silence è un romanzo di formazione che affronta con grazia i temi dell’identità, della diversità, della pressione verso il successo a tutti i costi, mostrando che ci vuole coraggio, sì, ma siamo sempre liberi di scegliere di essere chi siamo.

Radio Silence” è un romanzo young adult di formazione di Alice Osemann, stessa autrice della serie Heartstopper, e pubblicato da Oscar Vault nel 2022.

Ammetto che avevo messo da diversi tempo gli occhi su questo libro ma che tra una cosa e l’altra avevo finito per tralasciarlo. Quando poi ho recuperato il primo volume della graphic novel mi sono lanciata su quello direttamente ed è stato da subito un “si“.

Anche se la graphic mi era piaciuta tantissimo ero un po’ insicura per i romanzi, trattandosi di due formati totalmente differenti, e vista la scarsità di spazio in libreria ho ripiegato sull’ebook.
Dopo averlo finito posso dirvi con certezza che se avessi acquistato il cartaceo probabilmente sarebbe rimasto macchiato a causa delle lacrime e super sottolineato e pieno di annotazioni.

Quando ho concluso l’ultima pagina ho realizzato che nonostante io legga da anni libri su libri e di vari generi, non mi sono mai sentita compresa e rappresentata così tanto da una storia.

La protagonista è Frances, un’adolescente in procinto di concludere la scuola e che guarda già al suo futuro in università. Il suo più grande desiderio è di entrare in un’università di élite come Oxford o Cambridge, e studia come una matta da anni per prepararsi a questo.

Molti personaggi dei libri della Osemann sono caratterizzati dal fatto di fare parte della comunità LGBT+ e anche qui l’autrice non si è risparmiata. C’è la rappresentazione di alcune categorie e nella mia ignoranza ammetto che due in particolare non le conoscevo.

Anche questa volta la penna dell’autrice mi ha colpita per la sua scorrevolezza, il libro è davvero leggerissimo e lo stile della narrazione ha dato vita [almeno per me] ad una sorta di comfort book.

La storia mi ha preso tantissimo e l’ho finita in pochissimi giorni, le pagine sono volate via davvero in fretta e mi sono dispiaciuta di averlo concluso così presto. Decisamente non ero pronta a lasciare questi personaggi.

Si tratta di un romanzo di formazione rivolto alla categoria young adult [sono fuori solo di qualche anno su] ma sono comunque riuscita ad apprezzarlo molto, cosa che non succede spesso quando si è fuori categoria.

Trattandosi di un romanzo per ragazzi ho apprezzato che l’autrice abbia deciso di mettere al centro della storia tematiche serie come l’accettazione di sé stessi, i problemi con i genitori e le tanto temute aspettative altrui. Curioso come queste ultime me le ritrovi in tantissimi libri che leggo anche quando non ricerco la tematica in particolare.
Sarà forse perchè mi terrorizzano e ormai le vedo ovunque.

Ma dopotutto tutti siamo stati adolescenti e a sedici e diciassette anni abbiamo avuto pressappoco gli stessi problemi.

Un’altra questione di cui ho apprezzato tanto l’inserimento è stata l’università. In pratica nessun adolescente è mai davvero pronto per questo ambiente e per tutta la tossicità che il percorso di studi comporta, quindi ho apprezzato davvero tanto che sia stata fatta luce anche su questo lato.

Negli ultimi anni ho avuto anche io dei problemi con il mio percorso universitario ed è forse per questo che mi sono sentita molto toccata da questa storia. La pressione dello studio, la realizzazione che non si ama ciò che si sta studiando e tutte le difficoltà del percorso sono cose che ho già vissuto sulla mia pelle e che non auguro a nessun altro studente.
Vorrei solo dire che mi sarebbe piaciuto leggere questo libro prima, magari due anni fa quando ero nel mio periodo peggiore.

Anche questa volta la Oseman non mi ha deluso e ha saputo lasciarmi tantissimo.

L’autrice ci insegna che non importa ciò che pensano gli altri, che siano amici, genitori o compagni di scuola, ma importa solo ciò che vogliamo noi e ciò che sogniamo. Accettare noi stessi e vivere la vita così come siamo davvero deve essere il nostro atto di ribellione contro i canoni sociali [che poi chi li ha stabiliti?] per permetterci di vivere e sentirci liberi.

Questa lettura mi ha portata a riflettere su chi sono davvero, su se sto vivendo la mia vita come la vorrei o se sto facendo quello che voglio o se semplicemente sto accontentando chi mi sta intorno.
Ho realizzato che la vita vera inizia quando gli altri e il loro giudizio smettono di influenzare le nostre scelte. Un passo per volta e arriveremo alla strada che vogliamo davvero percorrere.

Ammetto anche che mi sono molto impersonata in Frances e Aled che lavorano al loro podcast segreto, ci ho rivisto un po’ la me di sedici anni che nella sua cameretta scattava foto ai libri e lavorava ad un blog senza mai farsi vedere.
È un bellissimo ricordo.

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Il primo settembre si parte per Hogwarts: ad un anno dalla polemica su J. K. Rowling in Italia

Foto da IG @lunaticasbooks

È già trascorso un anno da quando la polemica che ha coinvolto J. K. Rowling e i suoi libri si è infiammata nel mondo del bookstagram (cioè su tutti i blog letterari di Instagram).
La questione, nata con mesi e mesi di anticipo rispetto alla data di cui parlo, si è diffusa in Italia tramite alcuni influencer che hanno approfondito l’argomento.

Per diversi giorni la polemica si è ripetuta e in molti hanno espresso la loro opinione, ma altrettanti sono coloro che hanno del tutto ignorato la situazione.


Ma quindi… Cosa è successo esattamente?

J. K. Rowling più di un anno fa ha pubblicato delle dichiarazioni scioccanti in merito alle accuse ricevute per transofobia. Ecco alcune delle sue parole:

«Non mi piegherò di fronte a un movimento che ritengo stia facendo danni dimostrabili nel tentativo di erodere il concetto di “donna” come classe politica e biologica, offrendo protezione ai molestatori come pochi nella storia».

Negli ultimi anni l’autrice ha espresso più volte la sua visione negativa verso le persone trans, soprattutto contro le donne, ribadendo spesso la sua esperienza violenta del primo matrimonio e publicando anche tweet ironici o offensivi.


Come ho già detto, è una questione aperta da anni, ma che è venuta fuori solo nel 2020 (almeno parlando in termini di “grande” polemica).
Sono stati numerosissimi gli influencer più esponenti del mondo bookblogger a prendere parte a tutto ciò, e molti hanno anche realizzato dei video in cui gettavano via o addirittura incendiavano e distruggevano i libri e i gadget della saga.


È esattamente un anno che non pubblico più nulla che riguardi Harry Potter e ad essere sincera non mi sono ancora chiarita le idee sulla questione.
C’è chi riesce a dividere l’autrice dalla saga (la famosa citazione “scindere l’autore dall’opera!”) e chi invece non vuole più saperne.

Io non riesco a mettere totalmente da parte questi libri perché sono stati molto importanti per me, mi hanno tenuto compagnia nei momenti più bui della mia vita e mi hanno regalato bellissimi momenti quando tutto il resto era un casino.
Ma allo stesso tempo non riesco a far finta di niente.
Per me è sbagliato. Le persone sono più importanti di una saga, e anche se per il momento ho deciso di non parlarne, mi sento ancora legata a tutto ciò.
Dal momento che non ho ancora elaborato un vero e proprio punto di vista, lo ritengo come un argomento “in sospeso”.

Guardando però la situazione da un secondo punto di vista, è corretto come alcune persone si stanno comportando nei confronti dell’autrice?

Tempo fa ho letto un articolo molto interessante, che mi ha fatto rivalutare alcune cose. Il titolo recitava “J. K. Rowling, l’unica donna che può essere offesa” (o almeno qualcosa di simile).

Trovo sconvolgente che alcune persone siano ad un livello tale di augurare direttamente la morte o le sofferenze più atroci all’autrice.
Non penso sia un comportamento adatto dal momento che stiamo parlando della difesa delle persone e della propria libertà.
Lei starà anche sbagliando, ma possiamo violare i diritti di un essere umano per difenderne un altro?


Il caso “J. K. Rowling” non ha risparmiato neanche i piccoli (o grandi) shop. Numerosi artigiani hanno visto dimezzare i loro guadagni perché molte persone hanno smesso di acquistare gadget della saga. Altri invece hanno deciso direttamente di prendere posizione e di non vendere più nulla che riguardasse Harry Potter.

Personalmente, è una cosa che apprezzo. Non mi rivolgo tanto al fatto di rinunciare a creazioni inerenti, ma a quello di prendere una posizione. Penso possa starci non aver ancora elaborato cosa si vuole dire a riguardo (come nel mio caso), ma trovo assurdo che alcune persone continuino a far finta di nulla. Non si tratta di giustificare sé stessi o l’autrice, ma di dare sostegno a delle persone che ne hanno bisogno, e anche tanto.


Qualche settimana fa, nell’occhio del ciclone ci è finito lo shop “Owl Create” che, si capisce anche dal nome, ha fatto la sua fama e ricchezza tramite la saga di Harry Potter.
Allo scoppio della polemica, anche loro decisero di smettere di vendere gadget e tazze della saga, e in molti hanno apprezzato questa presa di posizione da uno shop così grande.

Penso che per questo negozio sia stato davvero un duro colpo smettere di vendere ciò che gli faceva guadagnare di più, e infatti, a un anno esatto dallo stop alle vendite…hanno pubblicato dei post sulla loro pagina Instagram dicendo che avrebbero ricominciato a produrre e a vendere gadget a tema Harry Potter.

Ciò che più ha fatto infuriare i loro seguaci sono state le loro scuse come:
“Abbiamo sostenuto la comunità LGBT+ abbastanza” o “Senza Harry Potter il mio amore per la lettura non ci sarebbe stato”.

In pochissime ore, sotto queste affermazioni si è scatenato un inferno di persone molto arrabbiate, ma lo shop ha comunque deciso di lanciare la nuova collezione di tazze in tema.

Il giorno dopo, in seguito ai commenti e alla grande polemica scatenata, i gestori del negozio hanno deciso di ritirare la collezione (restituendo il 100% dei preordini e donando ad alcune associazioni il 20% di ciò che avevano guadagnato tramite questi ultimi) e si sono resi conto di aver detto cose poco corrette nei confronti della comunità LGBT+.

Se tralasciamo il polveroni alzatosi con le dichiarazioni di Owl Create, nell’ultimo anno si è parlato davvero pochissimo della questione J. K. Rowling.
Come ho già detto, c’è chi ha deciso di esporsi e chi invece ha continuato a pubblicare contenuti inerenti facendo finta di niente.
Ho notato che è come se ci fosse un’aria di tabù. Cose che non si possono pubblicare, che non si possono dire, che non si possono fare…

Sinceramente sento che c’è qualcosa che manca, Harry Potter per me è insostituibile e credo che lo sia anche per molti altri, ma è come se in tanti ignorassero la situazione.
Come se non se ne parlasse perché è stato deciso da altri.

Io vorrei che si facesse più informazione su questo argomento, non per colpevolizzare chi ama e continua a parlare di Harry Potter, ma per chiarire la situazione, anche nei confronti dei “nuovi” fan della saga, che si aggiungono di giorno in giorno.

Ormai è una saga famosissima, che da anni si vende da sola e non ha assolutamente bisogno di pubblicità. Cambia poco se alcuni blog ne parlano male o meno, e credo che sarebbe molto più utile dispensare informazioni piuttosto che inviare messaggi di odio a chi non sostiene la causa delle persone LGBT+.

Ovviamente le persone sono più importanti di una saga letteraria, ma essere informati è il primo passo per crearsi una propria opinione e andare avanti.

“La felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, bisogna solo ricordarsi di accendere la luce”.


Ecco, siamo un un momento buio e tenebroso che mette a rischio una fascia di persone. Noi stessi dobbiamo essere la luce, che tramite la diffusione di informazioni, illumina la mente di chi ancora non ci ha capito nulla di questa situazione.

Perché sostenere il Pride Month è importante

Simbolicamente, durante il Pride Moth viene festeggiato il riconoscimento della comunità LGBT+, ma prima di parlare di questo c’è bisogno di fare un po’ di storia sulla nascita di questo movimento e del Gay Pride.

La data storica in cui viene comunemente identificato l’inizio di tutto ciò, è la notte del 27 giugno del 1969.

Ma cosa successe quella notte?

Durante quegli anni, negli Stati Uniti era molto frequente che i poliziotti, in tarda serata, organizzassero degli assalti nei locali gay per picchiare e arrestare coloro che frequentavano il posto.

Il luogo in cui è invece identificata la nascita del movimento, è la Stonewall Inn di New York. Proprio lì, i membri della comunità LGBT+ dopo tante violenze, decisero di reagire e inveire contro i poliziotti.

In seguito, per diversi giorni ci furono numerosi scontri fra la polizia (che decise di schierare anche il braccio militare) e membri della comunità, che pian piano aumentarono sempre di più, riuscendo anche a superare numericamente i loro “avversari”.

Questo avvenimento è indicato come il primo vero e proprio riconoscimento della comunità LGBT+  nel mondo.

“Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud.”
-Dillo in modo chiaro, e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio-
(slogan della comunità durante gli scontri del 1969)

La comunità LGBT+ c’era, esisteva, era orgogliosa e non voleva più nascondersi.

Il primo Gay Pride ufficiale, fu organizzato circa un anno dopo a New York.
In questa occasione, si radunarono migliaia di membri della comunità LGBT+ che poterono finalmente camminare per strada a testa alta.
Questa marcia, insieme al modo stravagante di vestirsi dei partecipanti al Pride, fu anche una forte denuncia nei confronti delle regole sociali, che reprimevano le persone e le costringevano a nascondersi o ad essere diverse da com’erano in realtà.

Quindi, arrivando al punto… perché il Pride Month è importante?

È importante perché anche se oggi CI SEMBRA che i membri della comunità LGBT+ siano accettati, non è così.
E per avere conferma di ciò basta guardare le notizie online riguardanti membri della comunità che subiscono violenza, di politici che hanno come principale obbiettivo solo quello di diffondere odio verso queste persone, oppure basta pensare a tutti gli ostacoli che circolano intorno al DDL ZAN.

Non bisogna essere per forza un membro della comunità LGBT+ per difenderne i diritti, e in questo credo fermamente.
Quindi, cosa possiamo fare noi?

Dovremmo chiedercelo tutti, io per fare la mia parte ho stilato una mini lista di cose che mi impegno a fare tutti i giorni:

• aprire il cervello, essere ampi di mentalità e cultura, e non pensare che la comunità LGBT+ sia inutile o solo una moda passeggera
• prendere posizione quando si discute sulla comunità LGBT+ e aiutare altre persone a comprendere
•  i membri della comunità LGBT+ sono persone ( e ci tengo a ricordarlo, giusto nel caso qualcuno non ne fosse al corrente) e come qualunque altro essere su questo pianeta, vanno rispettate.
• nel nostro piccolo, possiamo tutti fare qualcosa per migliorare il mondo e l’ambiente in cui viviamo, basta anche solo evitare di fare commenti inutili
• il Pride Moth è una della cause da sostenere più importante che esista
• dovremmo essere SEMPRE noi stessi, senza paura

Il primo “episodio” delle settimana dedicata al Pride Month finisce qui!
Spero che questo articolo vi sia piaciuto e vi ricordo che nei giorni a venire ne pubblicherò molti altri!
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