Recensione “Per Aspera ad Astra” di Chiara Saccuta| Lumien Edizioni

Ambrosine ha diciotto anni quando viene promessa in sposa ad Harald Arpinia, futuro Signore Planetario di Giove. Lei è la scelta ideale: è la pupilla dalla famiglia Lira, figlia dell’inventore dei motori a curvatura, istruita al combattimento e alle buone maniere delle più potenti famiglie stellari e, soprattutto, l’Incarnazione Stellare di Vega, la quinta stella più luminosa del cielo.
Quando la sua astronave raggiunge il satellite Europa, Ambrosine fa la conoscenza del secondogenito della famiglia gioviana, e le carte in tavola iniziano a mutare. Fra Edward e Ambrosine cresce un’attrazione magnetica che rompe gli equilibri di potere del Kosmos, svelando i segreti dei più importanti clan stellari della Via Lattea.
Ma il loro incontro non sarà l’unica cosa a minare il successo dell’unione fra famiglie: il ritorno del clan sovversivo dei Nox porterà infatti a galla una terribile verità in grado di sconvolgere la galassia. Le grandi autorità del Kosmos si muoveranno per impedire che la Via Lattea venga scossa da una nuova guerra, ma le sorti di un futuro incerto finiranno per crollare sulle spalle di Ambrosine ed Edward, designati, fin dall’inizio, a caricarsi di un peso che potrebbe schiacciarli.
Fra dissidi familiari, complotti interstellari e antiche faide irrisolte, Edward e Ambrosine dovranno riuscire a trovare il loro spazio nell’universo, e a sopravvivere ai misteri che minacciano il Kosmos.

Per Aspera ad Astra” è il primo volume di una saga fantasy romance di Chiara Saccuta, uscito a novembre 2023 per Lumien Edizioni.

Quest’anno la casa editrice mi ha lasciata davvero con una gioia dopo l’altra, sempre soddisfatta dei libri letti e più leggo loro pubblicazioni, più sono stupita dalla qualità e dalla cura che si cela dietro ogni volume.

Il mio 2023 è stato costellato di fantasy romance, ormai ne esistono per tutti i gusti e gli scaffali sono pieni di romanzi del genere con trame in tutte le salse. Ci sono tantissimi pregiudizi su questo genere [che solitamente arrivano dai lettori più “adulti”] e posso dirvi che negli ultimi mesi ne ho letti di tutti i tipi: di belli e di brutti, di amati e di amari… Ma “Per Aspera ad Astra” li batte davvero TUTTI.

Le aspettative prima di iniziare questo libro erano davvero altissime, so già che le pubblicazioni di Lumien sono bella roba e ormai partire già convinta che il libro sarà mozzafiato è normalità.

Per altro sono una bambina curiosa cresciuta con il naso all’insù, che in estate trascorreva le serate in terrazza ad osservare le stelle. La passione per astri e corpi celesti mi accompagna fin da quando sono piccola, anche se rivelo questo mio amore molto raramente.

Dunque, potevo non innamorarmi di una storia ambientata tra le stelle?

Il worldbuilding è una cosa davvero spaziale, in tutti i sensi! La storia è ambientata tra stelle e pianeti, con un ritmo che trasporta nel cielo notturno più profondo.
La magia è fornita dagli astri e dai pianeti che donano alle loro incarnazioni forza e potere.
Non avevo mai letto nulla di simile prima e già su questo punto sono rimasta sbalordita e affascinata, secondo il mio giudizio l’autrice ha creato qualcosa di davvero strepitoso e inaspettato.

Mi piacerebbe tanto dirvi che ho divorato questo libro, ma sfortunatamente non è stato così perché a causa di alcuni impegni la lettura è stata molto più lenta del solito. Però posso assicurarvi che tra una pausa dallo studio e l’altra la mia mente ritornava sempre nel Kosmos, facendomi pensare ad Ambrosine ed Edward.

Un altro grandissimo punto a favore di questa storia sono proprio i personaggi: mi sono affezionata tantissimo a loro e devo dire che ognuno ha proprio un bel caratterino [senza fare nomi eheh]. Gli “eroi” di questa storia mi sono piaciuti proprio tanto, man mano che la narrazione va avanti e la vicenda diventa più complessa non perdono il loro carattere ma si fortificano e diventano sempre più tosti. Poi ho apprezzato molto i background di ognuno di loro e i piccoli “segreti” hanno solo reso la storia più interessante.
Ora mi tocca fare un inchino anche ai “cattivi”, che mentre in tante altre storie sono cattivi e basta solo perché essere buoni era banale, qui hanno davvero delle motivazioni concrete per fare ciò che fanno. Tutto fa parte di un grandissimo piano già deciso!
Ho apprezzato moltissimo che ci fosse la possibilità di vedere più lati di ognuno di loro e di spiare negli angoli nascosti della loro vita.
Insomma insomma, Chiara ha creato dei personaggi che non sono facilmente dimenticabili.

A questo proposito, anche se le classifiche ufficiali non sono ancora state stilate, penso di poter dire che questo è il miglior fantasy romance del 2023. È davvero un libro pazzesco, sia che stiate cercando un fantasy bello corposo o una storia d’amore che vi porti a sognare tra le stelle.

La narrazione si muove su due POV, quello di Ambrosine e l’altro di Edward. Ho trovato azzeccata questa scelta perché due punti di vista sono ottimi per dare dinamicità alla storia senza fare impazzire i lettori.

E ora lasciatemi dire una cosa, grazie:
PIÙ FANTASY ROMANCE COSÌ PER PIACERE

Partiamo da un presupposto: quando c’è romance in un qualunque genere, sono terrorizzata che la storia d’amore rovini tutto il resto. Prendete questa mia affermazione con le pinze, non voglio assolutamente svalutare il romance ma purtroppo ne ho letti troppi scritti male [ormai lo considero come un trauma].
Insomma, il romance per me è sempre un po’ un incognita perché non posso essere certa di apprezzarlo.

Questa volta però…
Io non so esattamente come dirlo perché le mie parole non potranno mai essere abbastanza, però la storia d’amore tra Ambrosine ed Edward [ma anche quelle tra altri personaggi che non cito per gli spoiler] è un qualcosa di davvero straordinario.
Ho adorato dall’inizio come il loro rapporto ha avuto origine e poi si è sviluppato, mi sono piaciuti proprio tanto e vederli così legati in alcuni capitoli mi ha davvero scaldato il cuore.
Su questo devo fare proprio i complimenti a Chiara perché per farmi apprezzare così tanto il romance ce ne vuole.
Poi ehi, a questa Barbie piace lo slow burn e in questo libro è scritto troppo bene.

E comunque come si dice quando in una storia è tutto al posto giusto?
Questo romanzo è perfetto sotto ogni punto di vista, non ci sarebbe un capitolo che avrei tolto o una virgola che avrei spostato. Tutta la storia ha una sua continuità e non resta che scoprirla pagina dopo pagina.

“Per Aspera ad Astra” è un piccolo capolavoro del fantasy, anche il modo in cui è scritto mi ha dato un senso di “casa” e di comfort che purtroppo ultimamente mi è difficile trovare.

Ho apprezzato tanto che tra le pagine l’autrice abbia inserito il bisogno e il desiderio della ricerca di noi stessi. Quante volte ci siamo chiesti il “perché” delle cose solo per realizzare in seguito che tutto fa parte di qualcosa di più grande?

Concludere questo libro mi ha davvero emozionata e leggendo anche i ringraziamenti mi è scesa giù qualche lacrimuccia. Un abbraccio forte forte a Chiara perché se lo merita davvero❤️‍🩹

E comunque il finale è così illegale [e mi mette così tanto hype] che mi rotolerò in terra finché il seguito non esce.
PAZZESCO!

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Recensione “Liwaria – Il volto della morte” di Giada Abbiati | LIWARIA SAGA

Dopo la sconfitta di Agares, Hilya viene richiamata nella Terra delle Squame di Drago per celebrare la supremazia sui Senzaluce. Ma se le ombre di queste creature le sembravano impossibili da dissipare, quelle che si celano sotto Liwaria sono persino più dense e difficili da estirpare.

Mentre il tradimento di Aislinn riporta in vita Maelia e i suoi eserciti di morti, Hilya è costretta ad abbracciare il suo ruolo di paladina e affrontare le ombre del passato di Liwaria e delle ostilità tra i popoli, di cui però non conosce né genesi né soluzione. Dalle montagne di Caude alla Foresta delle Conifere Blu, il mondo sta morendo e nemmeno la spada di diamante blu può arrestare un declino annunciato e, anzi, fomentato da chi dice di voler proteggere il continente. Hilya si ritroverà di nuovo al centro delle macchinazioni dei sovrani, dei soldati pentiti e dell’Elfa Nera. La Senzaluce, a sua volta, brama il riscatto e la morte sopra ogni altra cosa, in una somiglianza pericolosa con il destino di Hilya, che dovrà scontrarsi di nuovo con la propria natura di mezzosangue e pagare lo scotto di chi Liwaria l’aveva abbandonata già molto tempo prima di lei.

Combattendo la volontà di mollare la spada e condannare quelle poche persone che ha ancora al proprio fianco, Hilya dovrà guardare la morte in faccia… con il rischio di assumerne il volto.

Liwaria – Il volto della morte” è il secondo volume di una saga fantasy scritta da Giada Abbiati e pubblicata in self publishing su Amazon. Il secondo libro di questa saga spettacolare è uscito in questo mese di dicembre, e ringrazio l’autrice per avermi permesso di leggere il libro in anteprima e rituffarmi nella mia amata Liwaria.

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Seguendo Giada sui social durante l’attesa ho avuto modo di saperne di più su questo libro e di ricevere qualche minuscolo spoiler, il che non ha fatto altro che rendermi ancora più curiosa. L’unica cosa certa che l’autrice ha confermato da subito è stata che noi poveri lettori avremmo sofferto tantissimo.

Prima di iniziare il secondo volume ho deciso di recuperare “La promessa del mercante”, un racconto uscito nell’estate 2022 che avevo acquistato subito ma non avevo ancora letto. Dato che ci siamo, ecco tutti i libri che (per ora) compongono questa saga fantastica:

Ammetto di dover ancora leggere la novella gratuita, ma conto di farlo entro la fine dell’anno per completare gli ultimi tasselli che ancora mi mancano.

Prima di iniziare “Il volto della morte”, penso di aver fatto un grandissimo errore: non ho fatto un recap del primo volume per rinfrescarmi la memoria. Pensavo di ricordare a grandi linee tutti i personaggi e la fine della storia, ma ammetto vergognosamente di aver perso qualche pezzo per strada.

Però sfogliando la copia cartacea che è in commercio ho scoperto che, per i lettori smemorati come me, è stato aggiunto un riassunto di qualche pagina che ripercorre gli eventi principali del primo volume.

Il secondo libro inizia subito dopo il primo, per cui non ci sono distacchi temporali grandi ma è come se la storia continuasse.

L’unica cosa che posso dirvi è che è stato un vero piacere rincontrare i personaggi che avevo lasciato più di un anno fa e camminare con loro per le strade di LIwaria.

È stato come ritrovarmi di nuovo con dei vecchi amici, che dopo tanto tempo avevano qualcosa di nuovo da raccontare.

Superate le difficoltà iniziali, [che per me potevano tranquillamente essere superate con un sommario generale dei personaggi, magari mi attrezzerò così per il terzo libro creandone uno personalizzato] sono da subito riuscita a calarmi in pieno nella storia e la narrazione mi ha preso davvero tantissimo.

La situazione si fa sempre più complessa, ci sono tasselli del puzzle che vanno al loro posto, altri che invece risultano vuoti e colpi di scena che da un momento all’altro fanno variare il disegno che stava prendendo forma.

Lentamente iniziano ad entrare in scena vari personaggi, le situazioni si fanno sempre più tragiche e sono rimasta con il fiato sospeso per diversi capitoli.

Purtroppo il periodo degli esami e la mia sonnolenza perenne non sono andati molto d’accordo con i capitoli più lunghi, ma in un modo o nell’altro ce l’ho fatta.

Ancora una volta Giada è riuscita a stupirmi, la storia è davvero spettacolare e costellata da colpi di scena che sono certa avranno fatto impazzire tanti altri oltre me.

Una delle prime differenze di cui mi sono accorta rispetto al primo libro è lo stile: non che ne “La spada di diamante blu” fosse malvagio, ma in “Il volto della morte” si avvertono tutti i miglioramenti e il perfezionamento della narrazione. Si sente che c’è studio e una penna ancora più matura e, considerando il tempo tra la pubblicazione di un libro e l’altro, si tratta di un progresso non indifferente.

Dunque la narrazione è ancora più fluida, se dovessi definire la lettura con un aggettivo sarebbe “morbida” (evviva le sinestesie) perché dedicare tante ore a questo libro non mi ha pesato affatto.

E a proposito della mole…

Prendetevi il giusto tempo perché questo volume è bello sostanzioso! Io ho letto la mia copia in digitale sul Kindle (sia ringraziata la stima di tempo di lettura che mi permette di capire se ho abbastanza forze o meno per concludere un capitolo!) e secondo il mio dispositivo ci sono volute più di 13 ore per concludere questo libro.

Io penso siano state le ore meglio spese durante l’anno per un libro.

Se qualcuno mi chiedesse qual è secondo me il miglior fantasy scritto da un autore/autrice italiana probabilmente io risponderei che Liwaria batte tutti. Negli ultimi anni ho letto un bel po’ di libri di autori italiani, soprattutto di fantasy e simili, e in nessuno ho trovato la stessa costruzione e gli stessi effetti che questi libri hanno prodotto in me.

Trovo pazzesco il modo in cui Giada è riuscita a conciliare momenti di climax, combattimenti, azione e leggerezza in questa storia. Ogni singola frase è pensata e mirata ad avere un determinato significato in quello che è il grande quadro di Liwaria. Ho davvero amato ogni singola pagina di questa storia e, per richiamare il trend del BookTok: questo è un libro su cui non accetterò critiche.

Quando leggo un libro che mi piace faccio sempre un “confronto” astratto con quello che reputo il libro “migliore” letto di un certo genere. Per me la saga di Liwaria non ha concorrenti perché è in cima alla mia lista di “libri migliori” e non ho davvero altri libri con cui confrontarli (non sto esagerando giuro, al massimo sono pazza).

Ora immaginatevi me che dopo aver concluso un qualsiasi libro faccio tipo:

Io: “Bello questo romanzo”

Sempre io: “Ma bello come Liwaria?”

Io: “No.”

Come per il primo volume anche qui ci sarebbero tantissime cose di cui parlare e fin ora è stato davvero difficile evitare di farvi spoiler per non rovinarvi la lettura.

Una delle cose che mi è piaciuta di più in questo volume è vedere come i rapporti tra i personaggi si sviluppano e continuano a stringersi ancora di più. Il rapporto tra Hylia e Elaryen mi ha fatto davvero commuovere nella parte iniziale, le due compiono un evoluzione sua in singolo che in coppia davvero spettacolare.

Poi sapete già che le sfumature romance troppo cariche non sono per me, infatti nel primo volume avevo apprezzato la quasi assenza di romance tra un capitolo e l’altro ma in questo secondo volume ero proprio alla ricerca dello stesso. Per evitare spoiler non citerò i personaggi, però WOW. Solitamente odio le storie d’amore perché in alcuni libri rendono tutto più banale e le sorti del mondo finiscono per ancorarsi alla storia di due innamorati. Qui oltre alla tensione che si avverte tra i due personaggi in questione, [ma come si fa a scrivere così bene delle scene del genere? Giada Abbiati, tu hai la penna vendetta dagli dei], ho apprezzato molto il fatto che il sentimento amoroso non prevarica sugli ideali e sugli obbiettivi dei personaggi.

Soprattutto nella parte iniziale ognuno resta fedele al suo scopo, senza sacrificare il mondo intero di Liwaria “solo” per amore.

Un altro punto a favore di questo libro sono i trigger warning [trovate tutto sulla pagina dell’autrice] che sono stati inseriti per i lettori dal momento che c’è questa necessità. Quando sono stati pubblicati avevo già iniziato il libro ma non ne avevo riscontrato ancora nessuno. Ammetto di essermi un po’ preoccupata perché pensavo di non riuscire a digerirne alcuni pur essendo consapevole che con l’andare avanti della saga le cose si sarebbero fatte sempre più complesse.

Da un lato pensavo che la mia sensibilità su alcuni temi potesse rovinarmi la lettura, ma tutti i temi affrontati sono stati presi con la giusta mano e trattati adeguatamente.

Spesso temi del genere, che per alcuni lettori possono essere davvero pesanti, sono trattati in modo superficiale e scritti a caso solo perché c’è l’intenzione di rendere più profondo il libro senza però riuscirci [e finendo solo per disturbare chi legge]. In questo caso invece ho trovato ogni TW coerente con la storia e ben contestualizzato al suo intero, tutto ciò che accade ha un senso o uno scopo preciso.

E per finire anche in questo volume l’autrice ha inserito tantissime tematiche etiche e morali che completano ancora di più il quadro.

Già nel primo libro era prorompente la tematica della profezia, mentre questa volta invece si fa sentire sempre di più la necessità di forgiare il proprio destino.

Ormai non è una novità il mio essere nel periodo in cui ho bisogno di trovare qualcosa in più oltre la singola storia e ritrovare argomenti come la ricerca di sé, il potere delle nostre scelte e l’essere artefici dei nostri mali e della nostra felicità non poteva che farmi amare ulteriormente questo libro.

Vi direi che questa recensione si conclude qui, ma so benissimo che tra giorni o settimane potrei accorgermi di qualche collegamento che non avevo inteso subito e tornare ad aggiornare questo articolo. Insomma, la saga di Liwaria non lascerà mai il vuoto nella vostra testa dopo averla conclusa.

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LE MIE CITAZIONI PREFERITE DEL LIBRO

“Non ci sono tesori per cui vale la pensa morire. Stronzate. Lui ne possedeva ben due e andavano protetti dalle intemperie… o dai mostri.”

“Era uscita dall’anonimato già da tempo, ma in quell’istante stavano forgiando la sua immagine. Salvatrice? Eroina? Demone Bianca? Avrebbe smesso di essere leggenda o spirito sfuggente, tutti l’avrebbero vista com’era.”

“Per voi sono uno strumento. Forse non molto efficace, ma funziono. Prima o poi, però, gli strumenti si rompono.” Strinse le labbra. “Io ci sarò Dràkehorn, per te e per tutti voi. Fino a quando non mi spezzerò”.

“È, infondo, per una volta era bello non essere sola contro il mondo intero.”

“Quali che siano i tuoi cocci” le disse senza pensare “Io ti aiuterò a tenerli insieme. Il ghiaccio, da solo, non regge neanche le montagne.”

“I cocci tagliano. Più premi per tenerli insieme, più affondano nelle dita.”

“Non lei. Non sua… figlia.”

“Se non avesse avuto paura di quei legami tanto fragili, di quei sentimenti, l’avrebbe abbracciato.”

“Questo non è un mondo di meriti, ma di colpe. E io voglio solo avere la dimostrazione che quello che ho vissuto non me lo sono mai meritata.”

Recensione “Il Pugnale dei Poeti – Il volo del gheppio” di Chiara Zanini| Lumien Edizioni

Nel Regno delle Cinque Capitali regna la pace da oltre mille anni.
Qui i Poeti, dispensatori di bellezza, creano opere d’arte capaci di incantare gli abitanti, al solo scopo di rendere l’esistenza più gradevole. Un esercito misterioso, però, minaccia i Poeti e i villaggi dove risiedono. Le Làoian, le spietate donne a capo dei soldati, vogliono catturare ogni membro della Casta, e per farlo sono disposte a tutto.
Il giovane Poeta Auren, affiancato dal suo Sigillatore, Gylleal, e dall’impertinente figlia del capo villaggio, Iria, sarà costretto a un viaggio attraverso l’Evèria. Nel difendere i suoi amici, Auren scoprirà un potere nascosto nelle trame della sua magia, una forza di cui non conosceva l’esistenza.
La magia dei Poeti non crea solo bellezza, ma può essere usata per altri scopi: perché nessuno, neanche il suo maestro, gliel’ha mai insegnato? Cosa si nasconde dietro il potere dei Poeti?
Durante la fuga, i tre compagni scopriranno dell’esistenza di Vilènd’ara, la Città segreta dei Poeti, nuova meta da raggiungere prima che la Strega dell’Acqua metta fine all’esistenza della Casta.
Prima che la verità sul suo potere venga persa per sempre.


Il pugnale dei poeti” è il primo libro di una saga fantasy di Chiara Zanini, pubblicata ad ottobre 2023 da Lumien Edizioni.

Ho già letto diversi libri di questa casa editrice e, pur se tutti di generi diversi, posso assicurarvi che la qualità non si discute. Anche questa volta nulla è lasciato al caso e tutto è curato nei minimi particolari: dalla veste grafica alla qualità del testo.
Lumien non ne sbaglia una e con le sue pubblicazioni sta davvero sbalordendo tutti!

Nei primi capitoli conosciamo i personaggi principali di questa storia, hanno tutti un’introduzione separata e ho apprezzato molto questa scelta perché permette di conoscerlo tutti pian piano. Abbiamo modo di conoscere da subito il loro passato, cosa che mi è piaciuta moltissimo, fino ad arrivare ai momenti della vera azione. Su alcuni personaggi mi sarebbe piaciuto saperne molto di più ma sono certa che tutto ciò che è rimasto oscuro sarà argomento per i prossimi libri della saga.

Nelle prime pagine conosciamo Auren, che da orfano in una situazione difficile si ritrova ad essere istruito per diventare un Poeta e cambiare vita.
Poi conosciamo anche Gylleal, membro di una famiglia numerosa e abbastanza distratto, che diverrà invece il suo Sigilatore.

Il sistema magico di questo libro è un qualcosa di davvero spettacolare e mai visto prima, ne sono rimasta totalmente affascinata.

Nonostante tutte le novità di un sistema magico mai visto la sua spiegazione non mi è sembrata pesante, le informazioni a riguardo sono ben distribuite e di sicuro non vi annoieranno.

Solo alla fine della lettura mi sono accorta che l’autrice ha già pubblicato diversi libri e se devo essere onesta la cosa si sente! Leggendo si percepisce che c’è molta esperienza e molta conoscenza del genere scelto.

Prima di quanto me lo aspettassi la storia ha preso una piega d’azione che mi ha incuriosita moltissimo e tenuta attaccata alle pagine. Il Poeta e il suo Sigilatore sono costretti a scappare a causa di un esercito minaccioso che è sulle tracce di tutti i Poeti del continente. Cosa vorrà il loro capo dai Poeti? Cosa spera di ottenere catturandoli tutti e seminando morte e distruzione?

Il finale mi ha sorpreso tantissimo perché mai me lo sarei aspettata così aperto, negli ultimi fantasy che ho letto alla fine mi ritrovavo sempre con qualche porta chiusa e qualcuno aperta, ma in questo caso tutto è più spalancato che mai. L’epilogo è davvero illegale!

Ammetto che ho letto le ultime cento pagine tutto d’un fiato e non mi ero resa conto di essere arrivata alla fine [io convintissima ci fossero almeno altri due capitoli da leggere] e quindi l’epilogo è stata una vera sorpresa, in tutti i sensi.

Noi poveri lettori possiamo solo sperare di avere presto notizie sul seguito, sono davvero curiosissima di sapere come la storia di Auren andrà avanti.

Mi sono affezionata tantissimo ai personaggi ed è stato molto facile empatizzare con loro, diciamo che su questo punto il passato tragico ha fatto il suo dovere e tutto è stato gestito come si deve.

A questo punto non posso che ringraziare Chiara Zanini e Lumien Edizioni per avermi donato un’altra lettura a cinque stelle che va, insieme ai tanti libri di quest’anno, a brillare in un cielo di letture meravigliose.

Mi sono goduta questa lettura con una playlist autunnale di sottofondo e anche in un periodo stressante come quello degli esami [povera me] ha saputo donarmi una tranquillità che non potete immaginare.

Inoltre non riesco ad individuarne bene il motivo [di sicuro le atmosfere pazzesche che il libro trasmette e il periodo in cui l’ho letto] ma questo libro mi ha fatto sentire come quando quasi dieci anni fa lessi “Il Signore degli Anelli”. È un romanzo che dà davvero le stesse vibes di avventura e curiosità che ogni tanto servono.

Oltre alla storia in sé gli argomenti che sono riuscita ad estrarre da queste pagine meravigliose mi hanno emozionata davvero moltissimo. L’autrice è riuscita a trasmettermi quanto sia importante avere un amico vicino nei momenti più difficili e quanto sia di conforto avere qualcuno che ci guarda le spalle quando siamo privi di forze.
Allo stesso tempo però, anche nei momenti più difficili, è importante continuare a coltivare questi rapporti e fare del proprio meglio per stare vicino agli altri. Qualcosa di bello che facciamo per una persona a noi vicina torna sempre indietro.

Pensandoci, Auren e Gylleal mi hanno ricordato un po’ Frodo e Sam.

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Intervista a Marta Destler | Il Battito Dell’Orologio


Ciao Marta! Ti va di presentarti ai lettori che non ti conoscono? Com’è iniziato il tuo percorso da scrittrice?
Ciao Sabrina! Intanto grazie per questo spazietto, è davvero un piacere essere qui! Sono un’architetta, interior designer e renderista a tempo pieno, e quando non lavoro mi piace destreggiarmi tra tanti (troppi!) interessi: disegno con diversi medium, ogni tanto creo cose con le mie mani, ovviamente leggo e scrivo, e guardare tanto sport in tv (tranne il calcio), film e serie tv è il mio pane quotidiano. Prima di iniziare a scrivere, ho sempre inventato storie: che fossero con la mia amica immaginaria (sì, ne avevo una), o con le bambole non aveva importanza. Poi ho iniziato a leggere e a passare i miei pomeriggi in biblioteca, e quando ho capito che dietro quei bei libri che leggevo ci sono delle persone che inventano storie, mi sono detta: voglio farlo anche io! Ho scritto qualche racconto breve per me stessa per parecchi anni (il primo credo che fosse una sorta di horror, perché all’epoca ero in fissa con Piccoli Brividi), poi sono capitata in un sito di fanfiction e mi si è aperto un mondo. Sono passata da scrivere robe orripilanti su manga.it, a qualcosa di più leggibile qualche anno dopo su EFP, la mia vera palestra di scrittura dal 2007. Condividere le follie che ho scritto mi ha aiutata tantissimo a crescere come scrittrice sia dal punto di vista stilistico che strutturale, complice anche il fatto di aver sempre ricevuto feedback costruttivi da persone meravigliose e rispettose. Quando poi ho iniziato ad avere idee per storie originali, con personaggi e ambientazioni miei, ho dovuto trovare un metodo per organizzare tutto quello che avevo in testa: ho iniziato a leggere manuali, a guardare video su Youtube sui vari metodi di scrittura, sulla caratterizzazione dei personaggi, sulla struttura di una trama e così via. Finché ho trovato il mio.

Puoi condividere con noi un’anteprima di cosa possiamo aspettarci da ‘Il battito dell’orologio’? Quali elementi rendono questo libro unico nel suo genere, dato che è un ibrido tra sci-fi, fantasy e romance?
“Il battito dell’Orologio” è un romanzo autoconclusivo, quindi non bisognerà attendere un seguito – che non me non si sa mai hahah! Gli Orologi sono l’elemento originale e distintivo del worldbuilding, che come hai detto è un mix spero ben bilanciato di fantastico, steampunk e romanticismo, con un cosy mistery da svelare. Affronterà sì il tema dell’amore, ma in tutte le sue forme: sia quello romantico che quello platonico tra amici e anche quello a volte complicato tra genitori e figli, e tra fratelli e sorelle. Troverete una società che per quanto stia prendendo una direzione moderna, è ancora legata a usanze e concezioni patriarcali (e tipiche dell’era vittoriana a cui si ispira), che la protagonista è decisa a calpestare. Ed è una storia che, senza fretta e quasi in punta di piedi, si sofferma sulla concezione del destino, sull’inesorabilità del tempo e su cosa si è disposti a fare per amore.

Quali sono le fonti di ispirazione che hanno contribuito a plasmare il mondo e i personaggi di ‘Il battito dell’Orologio’?
Il mondo è nato molti anni prima di IBDO, in realtà, perché di base sono un’eterna indecisa e non sapevo scegliere tra un’ambientazione vittoriana e una più tardo medievaleggiante per la storia che avevo in mente. Così mi sono detta: è il mio fantasy, perché non usarle entrambe? Così ho creato Cambrica, una città divisa in due: da una parte la tecnologia, dall’altra le vecchie tradizioni. Col senno di poi, probabilmente sono stata influenzata da un videogioco dei primi anni 2000 di cui ero ossessionata, “Arcanum: Of Steamworks and Magick Obscura”, che mischia elementi steampunk a quelli più classici del fantasy epico. Per quanto riguarda l’idea di base, ho avuto un’immagine chiarissima in uno di quei lampi improvvisi: era un periodo in cui stavo facendo diversi rewatch, tra cui le prime stagioni di Doctor Who e Se Solo Fosse Vero, un film romantico che vede una donna diventare fantasma dopo un incidente e infestare la propria casa, ora presa in affitto da un giovane uomo. E poi stavo divorando un sacco di fanfiction col tropo Soulmate AU, quindi avevo voglia di cimentarmi anche io. Fatto sta che stavo guardando quei due episodi di DW in cui il Dottore deve scappare da una famiglia di alieni che vuole rubargli l’essenza di Signore del Tempo per diventare immortale, e per farlo il Dottore deve nascondere quest’ultima all’interno di un orologio da tasca. Nel momento in cui l’ho visto con quella cipolla in mano davanti a un caminetto mi è comparsa Harriet, con il suo Orologio rotto, il motivo di quel difetto e tutto quello che comporta. Mi ha lasciata senza fiato.

Il 19 ottobre è una data molto attesa. Come ti senti riguardo alla prossima uscita del tuo libro? C’è qualche particolare emozione o aspettativa che hai?
Non me ne rendo conto, ad essere sincera! Sono in ballo con questo libro da quasi quattro anni, ormai, e devo ancora realizzare l’idea che tra qualche giorno dovrò finalmente lasciarlo andare. In un angolo recondito della mente c’è un po’ d’ansia, ovviamente, ma è la stessa che mi prendeva ogni volta che pubblicavo il nuovo capitolo di una fanfiction: più un fremito di eccitazione che paura vera e propria; con la differenza che ora ho scritto qualcosa a cui non ho lavorato da sola, ma è stato perfezionato da due professioniste (Gloria Macaluso per l’editing e Camilla Ciurli per la correzione di bozze) e so che da libro-coso, come l’ho sempre chiamato, è diventato un romanzo vero e proprio. In un certo senso, pubblicare online mi ha “forgiata” all’idea che quello che scrivi può piacere e non piacere, ed è normale e non c’è motivo di stressarsi in merito. Non so cosa aspettarmi, perché in realtà le mie aspettative sono già state sorpassate dall’enorme affetto ed entusiasmo che sto ricevendo in questi giorni – che è anche il motivo dell’ansia di cui parlavo prima: continuo a chiedermi “e se una volta che queste persone leggeranno il libro avranno le *loro* aspettative distrutte?”. Ma come dicevo: meglio non pensarci, perché è qualcosa ormai fuori dal mio controllo. Chiuderò gli occhi e mi lascerò cullare dalla corrente. Vediamo dove mi porta!

I lettori si affezionano spesso ai personaggi delle storie che leggono. Chi sono i protagonisti principali di ‘Il battito dell’orologio’ e cosa li rende memorabili? A quali sei più affezionata tu?
Harriet è la protagonista indiscussa del romanzo: seguiamo tutto attraverso i suoi occhi e i suoi ragionamenti, e magari vorremmo anche tirarle qualche testata perché sa essere piuttosto ottusa da non vedere l’ovvio, nonostante sia intelligente. Credo che la sua debolezza sia anche la sua forza: il difetto che si porta dietro da bambina, pur facendola soffrire in più di un’occasione, l’ha resa una giovane donna determinata, anche a costo di andare contro la famiglia; e per quanto non sia immune all’idea di un amore romantico, Harriet mette tutta se stessa nel raggiungere i propri obiettivi senza lasciarsi influenzare da una società che purtroppo si aspetta ancora un certo tipo di comportamento dalle donne.
Poi c’è lo Sconosciuto, colui che rappresenta l’inspiegabile. Non posso dire molto su di lui per non fare spoiler, ma diciamo che Harriet ha trovato un’altra persona che si pone tanti perché e che, soprattutto, ama dare altrettante risposte, anche a domande che non hai mai pensato di porre.
Chi è il personaggio a cui sono più affezionata? Guarda, non ho figli ma sarebbe come scegliere tra uno di loro! Diciamo che Beckett ha un posto speciale nel mio cuore: è l’amico per eccellenza, colui che ascolta sempre senza giudicare e che si spalma un sorriso in faccia e una battuta provocatoria sulla lingua, anche se nella sua vita ha avuto poco di che sorridere e scherzare. Lo adoro e ne voglio uno anche io.

Ci sono elementi o temi specifici che ritieni siano particolarmente rilevanti o significativi in questo momento e che i lettori possono trovare riflessi nel tuo romanzo?
In questi ultimi anni stiamo conoscendo un mondo tremendamente cattivo (o meglio, lo è sempre stato) e nel mio piccolo ho voluto creare una sorta di “safe haven” per tutti: il mondo in cui sorge Cambrica, infatti, non ha pregiudizi nei confronti di rapporti amorosi che escono dai confini etero, perché la tua Anima Affine può essere chiunque (e anche più di una). C’è però un problema di odio tra alcuni Stati a causa di un passato in conflitto, che purtroppo è molto attuale, e che ha avuto delle conseguenze per alcuni personaggi. E tocca un pochino il tema ambientale, perché New Cambrica preferisce fare spazio a nuove industrie anziché preoccuparsi della propria storia e dell’aria spesso irrespirabile.

Recensione “Non tutti i genitori sono supereroi” di Jasmine Hashem

“Non tutti i genitori sono supereroi” è un racconto di Jasmine Hashem, pubblicato in self publishing nel 2020 su Amazon.

Anche se solitamente i racconti brevi non mi fanno impazzire, se non in alcuni casi tipo quando sono collegati a saghe più grandi, ho deciso di dare una possibilità all’autrice che già seguivo da un po’ sui social e che mi è sempre sembrata una persona davvero gentile.

Devo dire che il suo animo emerge anche da questo breve racconto, che conta circa sessanta pagine, perché anche con poco è riuscita a stupirmi.

Le pagine che compongono questo libro narrano la storia di Anita e Leonardo, due bambini che si conoscono fra i banchi di scuola e iniziano ad essere amici.
Ma nonostante tutto Leonardo si sente sempre un po’ diverso dagli altri, in difficoltà, ed è segnato dalle violenze subite e dagli avvenimenti traumatici della sua infanzia.

“Gli amici vanno a casa degli amici” e Leonardo non ha una vera casa, perché è ospitato in una casa famiglia.
Ma ciò non ostacolerà l’amicizia fra lui e Anita, una bambina dolcissima e allo stesso tempo caparbia.

La conclusione è stata inaspettata, e infatti non lascerò trapelare spoiler a riguardo, e proprio perché questo non è uno dei generi che solitamente leggo sono rimasta davvero stupita!

A questo punto mi sarebbe anche piaciuto se la storia fosse più lunga, perché il filo narrativo principale ha davvero molto potenziale per qualcosa di più grande.

Nonostante la brevità, questo racconto è riuscito a trasmettermi un sacco di emozioni e riflessioni importarti che spesso ignoriamo.

Quanto è importante avere un’infanzia felice?

L’essere bambini felici è poi ciò che ci influenza nella crescita e da adulti, ed è soprattutto ciò che ogni bambino sul pianeta si meriterebbe di essere.
E io sono felicissima che anche Leonardo, che fin da piccolissimo ha avuto una vita difficile, sua riuscito a trovare il suo equilibrio e la sua felicità grazie alle persone che gli sono state vicine.

Invece sul punto di vista “tecnico” devo aggiungere che mi è piaciuto molto il modo semplice in cui la storia è stata scritta. Proprio perché tale, evidenzia ancora meglio i valori che l’autrice ha voluto trasmettere.
Inoltre per i più pignoli, aggiungo anche che si tratta di un racconto editato e perfettamente corretto.

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Recensione “Come in Alto, Così in Basso: Il Sangue dei Gemelli” di Gee J.R. Amery

“Affilate le lame e risvegliate il coraggio perché arriverà presto il giorno della liberazione.”

“Come in Alto, Così in Basso”

“Come in Alto, Così in Basso” è una trilogia dark fantasy di due autrici italiane sotto lo pseudonimo Gee J. R. Amery.

Ho fatto la loro conoscenza nel 2021 e sono stata felicissima di poter collaborare con loro e leggere il primo volume “L’ossessione dell’imperatore”.

Del primo volume avevo apprezzato davvero tutto e non mi aveva lasciato per nulla delusa. Sono rimasta molto sorpresa da tutto lo studio che le autrici hanno affrontato per inserire nella trilogia riferimenti biblici che diciamolo, non sono proprio per tutti!

L’ambientazione mi era piaciuta tanto proprio perché molto costruita e vasta e ho trovato affascinante come il tema del bifrontismo e i confini fra bene e male (ma anche buoni e cattivi) che in realtà sono molto sfumati e non per forza definiti.

Una delle cose che ho apprezzato di più poi è la prospettiva dei fatti narrati, che incide anche sulle persone e su come gli eventi vengono vissuti e affrontati.
Spesso ciò che ci sembra “brutto” o “cattivo” non lo è per forza dal punto di vista degli altri. Un gesto che da un certo punto di vista porta danno magari non è per forza negativo da un’altra prospettiva.

L’ultimo capitolo del primo volume mi aveva lasciata sconvolta, con un colpo di scena finale che mi ha lasciata a bocca aperta.
Nessuno può immaginare quanto ho atteso il secondo volume!

“C’è una crepa immensa tra noi ormai e non so se riusciremo mai a richiederla”

“Come in Alto, Così in Basso”



L’entusiasmo all’inizio della lettura era davvero tanto, sia perché avevo un bel po’ di aspettative (spoiler: non sono state deluse) sia perché nonostante i tanti drammi, le autrici sono riuscite a creare un’ambientazione dark fantasy perfetto per me e per la mia zona comfort.
Non esagero se dico che con questi personaggi mi sono sentita un po’ a casa.

La prima parte del libro non me l’aspettavo proprio così, ma la sorpresa è stata davvero piacevole! Nei capitoli iniziali ci scontriamo con lo sconforto e il lato emozionale dei personaggi: ansie, paure e momenti cupi, ma anche la spinta e la forza che serve per risalire dal fondo.

Non lo avrei mai immaginato, ma mi sono sentita davvero tanto (ma tanto!) vicina ad Odry e alle sue sofferenze. La paura di sbagliare, di non essere abbastanza e il timore di non sapere come fare per ritornare a stare bene sono sentimenti che non mi aspettavo di ritrovare.
In un mondo di eroine wanna be, un personaggio come Odry, che desidererebbe solo ritornare ad essere un “nessuno” senza scelte importanti sulle spalle, spicca come non mai.

Passata questa prima fase però ritorna l’azione e le autrici ci hanno regalato colpi di scena e risvolti inaspettati che sarebbe stato impossibile prevedere.
Inoltre man mano si aggiungono nuovi personaggi e nuove sottotrame, che non fanno altro che aggiungere carne al fuoco in un puzzle che diventa man mano più pericoloso e bollente.

Parola d’ordine per questo romanzo: INASPETTATO.

Perché sì, non mi aspettavo neanche di rivalutare alcuni personaggi o situazioni del primo libro che erano state lasciate in sospeso.

Da alcune anticipazioni delle autrici tramite le interviste (le trovate nella categoria “Interviste” del blog!) ho già scoperto che l’ultimo libro sarà ancora più cupo e drammatico del secondo.
Ciò rischiara un po’ la strada che le autrici potrebbero percorrere, ma preferisco non pensarci troppo perché so già che riusciranno a sorprendermi nonostante le centomila teorie.

I flashback sui personaggi poi sono stati super interessanti da leggere! Scoprire qualcosa in più sui protagonisti che già conoscevo mi ha fatto sentire ancora di più vicina a loro.

Se il primo romanzo della serie mi era piaciuto tantissimo, con questo Gigi e J. hanno fatto ancora meglio. Si sono superate e si capisce benissimo che dietro c’è tanta cura, attenzione ai particolari e soprattutto studio (dettaglio che purtroppo delle volte manca).

Per finire un’ultima lode alle grafiche: la copertina non è bella, ma meravigliosa : adoro lo stile grafico che si sposa benissimo con la storia e i suoi contenuti. E se poi vogliamo parlare anche delle grafiche interne…questa volta la lettura è stata come una magia!

“Si odiano perché gli è stato insegnato così, perché ormai è difficile capire che siamo usciti tutti dallo stesso ventre.”

“Come in Alto, Così in Basso”



Inoltre anche se è troppo presto per parlare del terzo libro della serie, è ora di rivolgere l’attenzione alla prima raccolta di novelle “A spicy touch” (e il titolo vi dice già tutto) che è uscita nel 2022. Spero di avere anche questo libro presto fra le mani, non solo perché è molto bello esteticamente, ma anche perché sono molto curiosa!
E chissà poi cosa ci riserva il futuro per i nostri personaggi…

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Giada Abbiati | Day 1 | Calendario dell’avvento 2022

“Benvenuto nel mondo reale. Quello in cui gli dei dimenticano in fretta.”

“Liwaria – La spada di diamante blu”

L’autrice si presenta

Mi chiamo come una pietra preziosa che purifica l’organismo e combatte i crampi. Vorrei dire che faccio questo effetto, ma è solo la mia passione per i minerali a parlare. Oltre a essere una scrittrice, sono una editor e consulente marketing, nonché una viaggiatrice: scoprire mondi e raccontare storie è proprio parte di me, nella vita e nel lavoro. Amo i dettagli ed è sempre da quelli che parto per dare voce ai miei racconti. Sono minimalista come stile di vita.

L’autrice dice del suo libro

Liwaria – La spada di diamante blu è il primo volume di una saga epic fantasy per adulti. Il libro annovera un worldbuilding vasto e curato, molteplici personaggi, intrighi dal passato, poteri distruttivi, creature fantastiche e una protagonista che si discosta dai canoni dell’eroina spavalda disposta a tutto, in un cocktail che incontra i gusti dei nuovi adulti contemporanei in termini di tematiche affrontate, costruzione di trama e stile narrativo.

Trama

Hilya è una mezzosangue e per le leggi di Liwaria non dovrebbe esistere, ma a
renderla la minaccia principale del continente è una profezia: sarà lei a
risvegliare i Senzaluce che un secolo prima hanno devastato Liwaria.


Sedici anni dopo la sua fuga, la spada di diamante blu lasciata da sua madre
segna l’inizio del suo viaggio per guadagnarsi il riscatto. Quello che non sa è cosa si cela dietro la spada: può essere lei la salvatrice del continente, ma vuole
diventarlo davvero per un mondo che la ripudia?
Attorno a lei si muovono trame ben più complesse: è la manipolazione ad aver
distrutto Liwaria e affonda le radici in un passato ancora sanguinante, che cela
drammi e persecuzioni di cui Hilya è solo l’ultima manifestazione.
In questa scacchiera spezzata, Hilya sarà costretta a percorrere la strada del
riscatto per dimostrare che né profezie né dei possono determinare chi è l’eroe e
chi il carnefice.
E soprattutto, che da sola non può compiere un viaggio da cui dipende il destinodi Liwaria tutta.

SCHEDA DEL LIBRO

TARGET
New adults (18-35 anni)
GENERE E SOTTOGENERE
Epic fantasy
SAGA
Primo volume di una pentalogia
FORMATO
Disponibile in ebook e cartaceo flessibile 6″ x 9″
ILLUSTRAZIONI
Quattro mappe di Liwaria all’interno
PUBBLICAZIONE
Amazon KDP – dicembre 2021

Da dove nasce l’ispirazione per la tua storia?

Devo dire che non ha un’origine precisa. Ho unito i puntini di diverse suggestioni, dal diamante blu trovato in “Congo” di Michael Crichton alla tematica ambientale che da sempre mi è stata a cuore. Il resto è arrivato da sé, volendo rappresentare un’appartenenza che non sempre è dovuta.


Hai abitudini particolari durante la scrittura?

Quando scrivo ascolto sempre soundtrack. Devono essere proprio delle colonne sonore, altrimenti non riesco a concentrarmi. Talvolta le associo al mood della scena, ma per il resto vado abbastanza a caso.


Ti aspettavi che la tua carriera di autrice sarebbe andata in questo modo?

Sì e no. Nel senso, io mi impegno sempre al massimo in quello che faccio e devo dire che questo mi ha sempre portato il giusto riscontro nel tempo. Dall’altro lato, credo che ogni autore abbia sempre l’ansia che le proprie storie non interessino a nessuno e vedere come Liwaria sia stato accolta con tanto calore nonostante si tratti di un esordio, è meraviglioso.


C’è un messaggio in particolare che vorresti trasmettere?

Vorrei che la mia storia trasmettesse un senso di comunione con le persone. La protagonista che ho rappresentato, per quanto possa avere dei poteri molto forti, ha in realtà una fragilità tutta sua e spesso si trova a non sapere cosa fare, proprio come noi. Spero che questo possa essere un buon messaggio per chi teme di non avere mai la parola o l’azione pronta: siete persone, non macchine.

Intervista all’autrice Gloria Grimaldi | Segnalazione  “Macchine di cristallo” | EdizioniLaGru

“Il mondo si divide in buone persone e cattive persone, non in buone donne e cattivi uomini, o viceversa.”

“Macchine di cristallo”

Italia, 1950. Una tra le moltitudini di piaghe colpevole di macchiare la società del tempo è l’abissale disuguaglianza tra donne e uomini. A detenere il potere sono le donne, le matriarche della famiglia e le figure di rilievo nel panorama politico. Gli uomini, di contro, subiscono i negativi effetti di una posizione di gran lunga inferiore e in alcun modo tenuta in conto. Andrea, ambizioso sognatore e immotivato ottimista, è sposato con Ada, donna fredda e poco avvezza a sentimentalismi di qualunque genere. La vita di Andrea subisce una svolta quando, senza alcun preavviso, incontra il vecchio amico Davide. Quest’ultimo è un ribelle per natura, un rivoluzionario che, a causa di una forte frustrazione derivante dalla società, nutre un profondo odio verso le donne. Innumerevoli sviluppi vedranno ogni singolo personaggio nella sua interezza, tra paure e debolezze, dando vita a un quadro raffigurante essere umani apparentemente diversi ma, nella realtà, uguali. L’intero significato della storia converge nel personaggio di Davide, la macchina di cristallo che finisce inesorabilmente per crollare in mille pezzi. La disputa in atto tra la donna e l’uomo si risolve nella coscienza di una semplice verità, alla quale nessuno vuole adattarsi. L’uguaglianza tra i due esiste nella loro stessa debolezza, in modo particolare di fronte al potere, che finisce talvolta per metterli al tappeto. Il potere, nelle mani di una donna, sarebbe meno nocivo? No. Il potere è deleterio in ogni caso, poiché ad usufruirne è sempre una mente, un corpo, un’intera macchina fatta completamente di cristallo e, dunque, fragile e incapace di mantenere il controllo senza lasciarsi sopraffare del tutto o, delle volte, senza finire in pezzi.

Ciao! Ti va di presentarti ai lettori che ancora non ti conoscono?

Ciao a tutti! Mi chiamo Gloria Grimaldi, ho 19 anni e vengo da Caltanissetta, in Sicilia. Mi sono diplomata al Liceo Coreutico della mia città e adesso studio Lettere all’università di Palermo. Amo il mare, il teatro e, come si può facilmente intuire, i libri. Mi reputo una ragazza solare, determinata e ambiziosa (i difetti facciamo che non ve li dico). Ho due migliori amici su cui so di poter sempre contare, i miei due cani. Per il resto, vivo una vita abbastanza
normale: studio, piango, ritorno a studiare. Un’altra curiosità su di me: non mi piace parlare di me.

Come ti sei appassionata alla scrittura e alla lettura?

Non ti so dire esattamente ‘come’, ma credo di sapere il ‘perché’. La scrittura, così come la lettura, sono sempre stati per me degli strumenti utili a esternare un mondo interiore che avrei altrimenti represso. Mi piace pensare che scrivo tutto ciò che non riesco a dire,
forse a causa del mio essere estremamente introversa e riservata.
Leggere, invece, mi ha aiutata a vivere quando non avevo il coraggio di farlo realmente. Mi ha aperto infiniti mondi, diversi modi di vedere le cose. L’idea di poter avere libero accesso a questa mole di storie meravigliose mi rincuora, come se queste rappresentassero
una sorta di porto sicuro al quale approdare nei momenti di difficoltà.

Come hai iniziato a scrivere? 

Ho iniziato a scrivere da molto piccola, poi ho smesso per diversi anni. Il mio primo “libro”, se così si può chiamare, aveva una trama terribile e un’imbarazzante quantità di errori grammaticali. Ricordo di averlo stampato su dei fogli A4 e di averlo fatto leggere a mia madre, fiera del lavoro che avevo svolto. Poi, crescendo, ho scritto qualcosa su Wattpad. Cancellavo sempre tutto, non mi sembrava mai ‘abbastanza’. Sapevo che, se avessi tentato, avrei sicuramente fallito. Non ho scritto per un bel po’ di tempo, poi ho ripreso a farlo
con questo romanzo. Ho capito quanto fosse importante per me scrivere, quanto ne avessi bisogno.

Com’è nata la tua storia?

La mia storia è nata dopo la lettura di un libro, ‘Una stanza tutta per sé’ di Virginia Woolf’. Leggendolo, qualcosa dentro di me si è accesa.
Non so bene come spiegarlo, ma è come se fosse stata l’autricemstessa a invogliarmi a scrivere. È come se mi avesse detto: “Vai! Fallo!”. Non è mai successo, non nella realtà, ma nella mia testa è andata più o meno così. Sarò sempre grata di aver letto questo
libro, perché è stato grazie a lui che ho scritto il mio!

Cosa vuoi trasmettere con la tua storia? 

Spero che le persone possano rivedersi nelle mie parole e sentirsi capite, credo sia questo il fine principale di ogni libro. Non mi aspetto che qualcuno, dopo averlo letto, cambi la propria mentalità e le proprie idee. Nel mio piccolo, però, spero di lasciare anche una minuscola traccia nel cuore di quel qualcuno. Il messaggio che mi premuravo di mandare, credo sia evidente, è un messaggio di uguaglianza. Comprendo quanto il totale raggiungimento di essa
possa apparire come un’utopia, ma io ci spero.

Hai altri progetti nel cassetto per il futuro? 

Assolutamente sì! Come ho detto, scrivere è una necessità e perciò ho intenzione di continuare a farlo. Attualmente, sto lavorando a un altro romanzo. Parlerò di qualcosa di cui sento di dover parlare e che, purtroppo, accomuna un po’ tutti noi.

Andrea tirò un sospiro e continuò: “Non riesco più a scrivere. Per tutta la vita ho creduto che fossimo separati da una differenza abissale e che davvero non potessimo farci nulla. Ho creduto che, per qualche strana ragione, si nasce e si deve poi vivere per quel che si è nati, senza mai doversi interrogare sul perché lo si stia facendo. Per tutta la vita ho creduto di essere così piccolo in confronto alla tua grandezza. Ti ammiro e sono certo che anche tu nutri sentimenti nei miei confronti. Nonostante questa grande ammirazione, però, non voglio più convincermi di essere piccolo in confronto alla tua grandezza, né pensare che qualcun altro lo sia. Quello che voglio dire è: perché mai abbiamo tutti quest’insaziabile smania di dar prova di essere i migliori e di avere qualità che indubbiamente gli altri non possiedono? A questo punto, credo sia nell’indole di ogni essere umano voler dimostrare a ogni costo la propria indiscutibile superiorità, così tanto che, quando qualcuno gli nega questo diritto, egli si infuria e dichiara guerra. Ada, dove ci ha portati tutto ciò? Dove siamo arrivati? Quanto inutile dolore, quante incredibili sofferenze dobbiamo ancora subire prima di capire che io e tu, tu ed io, non siamo nient’altro che persone.”

“Infine, mi dice anche che devo smetterla di tormentarmi per tutte quelle persone che non ce l’hanno fatta, che è così che vanno le cose e che devo accettare il fatto che noi tutti siamo deboli. Mi dice che se, se non maneggiati con cura, alla fine finiamo per romperci, per andare in mille pezzi, proprio come delle macchine di cristallo.”

“Macchine di cristallo”

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Recensione “The Demon Diary” di S.C. Falcon | YouCanPrint

“Un nuovo giorno, una nuova sfida contro la parte più oscura di ciò che sono. Mi chiedo quando finirà.”

“The demon diary”

Hai idea di che maledizione sia nascere mezzo demone in un mondo perfetto?Arkel lo sa. La fame insaziabile di carne, il desiderio di uccidere chi lo ferisce, le sue molteplici ossessioni, sono solo alcuni degli impulsi comuni tra i suoi simili.Per questo motivo ha deciso di fare un viaggio nella sfavillante megalopoli, New Atlantis; spera di ottenere qualcosa che potrebbe placare le sue pene. Forse così riuscirà a vivere senza la paura di ferire la persona che ama in segreto e che non potrà mai avere.Ma le cose, per chi possiede un temperamento demoniaco e si muove in una realtà solo all’apparenza ideale, non sono così semplici.

“The Demon Diary” è un romanzo dell’autrice Sonya Falcon, pubblicato a luglio 2022 dalla casa editrice YouCanPrint. Si tratta di un romanzo di genere ibrido fra il fantasy e la fantascienza con toni un po’ dark e oserei aggiungere anche un po’ cyberpunk.

Potremmo definirlo come “prequel” di una saga, “Evil Essence“, che ha come protagonista Arkel, insieme ad altri personaggi. Però rispetto a questa prima introduzione la saga prenderà toni molto più rivolti al dark fantasy e al paranormal romance.

A proposito di ciò, puoi leggere la mia intervista all’autrice CLICCANDO QUI

“È brutto essere diversi, perché se cerchi di comportarti in modo normale e di nascondere la tua diversità, la gente percepisce che c’è qualcosa di anormale in te.”

“The demon diary”

Per i miei standard è stata una lettura abbastanza breve, il romanzo conta poco più di 200 pagine e la storia è volata via in un soffio!

Fin dall’inizio la narrazione mi ha preso molto, il lettore viene catapultato direttamente nella vita di Arkel, un giovane mezzo demone che non si sente mai nel posto giusto.

Già su questo personaggio c’è tantissimo da dire, perché in un certo senso mi ha ricordato una sensazione che conosco benissimo: quella di sentirsi “diversi” dagli altri.
È stato impossibile non mettersi nei panni di Arkel, e dopo aver concluso questa lettura credo proprio che sia stato il personaggio che ho compreso meglio. Non è l’eroe di turno che riesce a fare tutto con estrema facilità e dal mio punto di vista l’ho apprezzato proprio perché fragile e poco “perfetto”.

L’ambientazione poi mi è piaciuta tantissimo! L’autrice ha messo insieme un universo fantascientifico con personaggi angelici e demoniaci misti ad alieni, extraterrestri e razze tutte nuove.

Di sicuro c’è molta originalità anche su questo punto di vista, per me non è stata la solita storia angeli vs demoni e l’ho trovata davvero molto interessante!

Devo aggiungere poi che lo stile mi è piaciuto molto, personalmente l’ho trovato molto maturo e ben costruito. “The Demon Diary” è una lettura ottimale se siete alla ricerca di un libro breve ma non acerbo nella scrittura. Si sente che dietro questo libro c’è esperienza e (soprattutto) tanto studio e tanta originalità.

In sintesi, per me questa lettura è stata davvero innovativa e avvincete, mi sono divorata la seconda metà del libro tutta in una volta sola e ne sono rimasta davvero soddisfatta. Gli ultimi capitoli sono stati davvero particolari e non saprei come descriverli, penso che questo libro abbia un sacco di potenziale sparso fra un capitolo e l’altro.

Inoltre il libro è scritto in prima persona, dal punto di vista di Arkel. Di sicuro questo pov ha aiutato tantissimo ad empatizzare con lui e ad “entrare” nella sua testa, ma mi sarebbero piaciuti anche delle narrazioni multiple o almeno qualcosa che potesse aiutarmi ad inquadrare meglio gli altri personaggi, che purtroppo non ho trovato molto interessanti dal punto di vista della caratterizzazione. Di sicuro mi avrebbe fatto piacere conoscerli meglio!

Ho apprezzato tanto anche i vari messaggi nascosti fra una riga e l’altra. Parlare di tematiche delicate è sempre importante, anche in ambientazioni futuristiche con creature non-umane.
“The Demon Diary” è il libro giusto per voi se cercate un “plus” di riflessioni su argomenti attuali oltre alla lettura in sé.

Infine aggiungo una nota di merito alla bellezza esterna della copertina e alle grafiche interne. L’abito non fa il monaco, ma qui è stato fatto un ottimo lavoro!

“Il destino è nelle tue mani”

“The demon diary”

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Recensione “Cocci di Vetro” di Valeria Franco

Ma perché parliamo di cocci e non di vasi di vetro? Perché dobbiamo narrare di ciò che è rotto, di ciò che è rifiuto, di ciò che può ferire? Perché l’animo umano è proprio
questo: un artistico e maestoso vaso di vetro che è stato scagliato contro il pavimento. È andato in frantumi. Uomo e umanità assieme. Ma in quei frantumi si può ancora scorgere ciò che un tem-
po era integro, i pezzi sono ancora tutti li e ognuno di essi riflette mille schegge luminose.



L’animo umano: talvolta si rivela un luogo di tenebre e irrisolti che celiamo a noi stessi dietro una maschera di integrità. Ma al di là di essa ci riscopriamo scabri, acuminati, frantumi di un vaso di vetro andato in pezzi molto tempo fa. Cocci di vetro scava tra quei frammenti senza paura di ferirsi, alla ricerca di un bagliore che di riflesso torni a illuminarci.


“Cocci di Vetro” è una raccolta di racconti dell’autrice italiana Valeria Franco, pubblicata nel febbraio del 2021 dalla casa editrice BookaBook.

Pur non essendo un’amante dei racconti brevi, ho deciso di inoltrarmi in questa lettura per pura curiosità. È stato un esperimento andato, decisamente, a buon fine.

L’una accusa l’altra di essere perfetta.
L’altra accusa l’una di essere reale.
E io sono bloccato in mezzo.
L’una si strazia per essere invisibile.
L’altra si maledice per essere intoccabile.
Io concentro, nella mia natura di specchio, entrambe queste realtà.
Sono un senza-volto, schiavo del mondo: mi piego alle sue sfumature contro il mio volere.



Fin dall’inizio la descrizione di questa raccolta mi aveva intrigata, soprattutto per la sua cripticità. Penso proprio che “criptico” sia l’aggettivo comune per ogni racconto che compone questo libro. Ognuno è guidato da un filo invisibile, che resta nascosto e si rivela solo alla fine.

Proprio perché il macro tema che accomuna questi racconti è l’animo umano, penso che ognuno di essi sia soggetto all’interpretazione e alla sensibilità del lettore. Anche io mi sono rivista o sentita toccata di più durante alcune letture rispetto ad altre.

Pur trattandosi di un libricino davvero piccolo, proprio per l’esplosione di emozioni e consapevolezza, ho avuto bisogno di un po’ di tempo per portarlo avanti.
Inoltre, nonostante si trattasse di una lettura sul lungo periodo (almeno per i miei standard), devo dire di aver percepito una sensazione di inquietudine e tensione quasi costante.

Si tratta di un esordio davvero particolare per una giovane autrice e secondo me questa raccolta non è proprio adatta a tutti.
È un viaggio degli angoli bui dell’animo umano, che lancia addosso al lettore una secchiata di emozioni inaspettate.

L’amore vero è bellissimo.
Ti colora il viso di una tinta incantevole; decora la tua pelle con tratti violacei e neri che si incastrano fra le tue vene come
una goccia d’acqua su una statua di marmo. Piega il tuo corpo, lo trasforma, lo indebolisce per permettergli di ricrearsi.
L’amore vero è sapere che lui è sempre con te in ogni luogo e in ogni momento e ti osserva, ovunque, sempre: l’amore nero è come un grande e premuroso fratello onnipresente.

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