Recensione “Il depositario dell’eco” di Carlotta Martello | Lumien Edizioni

Sono passati seicento anni dalla caduta dei Primi e della loro tecnologia. Città, stati e imperi sono rinati, ma senza ricordi del passato e incuranti delle rovine che i Primi si sono lasciati alle spalle. Nella titanica Nova Londra, tutto ciò che non è produttivo viene espulso, o distrutto. Kyle Blackburn lo sa bene e, dopo cinque anni al soldo del Collettivo, ha ormai una certa affinità con le rovine che costellano il Primo Livello della città, appestato dal fumo delle fabbriche.

Il ragazzo sta per estinguere il suo debito con l’organizzazione di ladri e tornare da sua madre da ragazzo libero. Durante l’ultimo colpo, riesce finalmente ad afferrare il suo lasciapassare: il prezioso anello della nobile Astrid St.Clair. Il gioiello, però, riattiva un meccanismo nascosto nel passato del mondo che sceglie Kyle come suo portatore. Un veleno gli scorre nelle vene, voci costanti iniziano a infestargli la mente e visioni e memorie che non gli appartengono gli mostrano una realtà distorta. Solo Astrid St.Clair può aiutarlo a scoprire cosa gli sta accadendo e a trovare l’antidoto. Per farlo, Kyle dovrà seguirla in un viaggio alla ricerca delle Chiavi, tra i mastodontici templi di Atene, le pericolose sabbie di Bashir e le macerie dei Primi, con tutti i terribili segreti che si sono portati nella tomba… e che stanno tornando in vita.

Tra voli in aero-nave, furti di manufatti e pistole meccaniche, Kyle dovrà fare i conti con la verità: essere un ladro può salvare la vita, la sua, ma soprattutto il mondo. Perché crescere spaventa e fa male, ma morire fa più paura.

Il depositario dell’eco” è il primo libro di una saga fantasy steampunk di Carlotta Martello, pubblicato a marzo 2024 da Lumien Edizioni. 

Più volte ho scritto e vi ho parlato della qualità dei libri di questa casa editrice e anche questa volta non posso proprio trattenermi dal farlo! Ancora una volta mi sono ritrovata tra le mani un prodotto di qualità davvero altissima, con una cura pazzesca e dei gadget meravigliosi. Lumien ormai è una certezza, non potrei essere davvero più felice di come questa casa editrice, con tutti i suoi libri e autori, stia prendendo il volo. Abbiamo bisogno di più case editrici così! 

Lumien ormai è una certezza, non potrei essere davvero più felice di come questa casa editrice, con tutti i suoi libri e autori, stia prendendo il volo. Abbiamo bisogno di più case editrici così! 

Ho scoperto il genere steampunk solo negli ultimi mesi e ammetto di essere stata tentatissima di preordinare il libro appena è stato annunciato. 

A mettermi i bastoni tra le ruote però sono arrivati i corsi universitari (come al solito) e facendo qualche conto mi sono accorta che non rientravo nelle spese. 

Mi sono consolata pensando che avrei preso la versione ebook, finché non è arrivata ad illuminarmi la proposta della CE di leggerlo.

Se sono qui a parlarne significa proprio che non ho potuto dire no! 

Tutto questo papiro solo per ringraziare ancora una volta Lumien per la fiducia riposta in me e nel mio lavoro (anche se alcune volte mi faccio un po’ attendere). 

(e un po’ anche per raccontarvi del supporto che questa CE ha da parte mia, i libri che mi mancano in libreria li ho tutti recuperati in ebook!)  

Allora, adesso parliamo di “Il depositario dell’eco”! 

Avendo già un po’ di curiosità per questa storia devo ammettere che le aspettative erano alte rispetto al solito. 

Ho letto pochi strempunk perché non ne conosco molti nonostante il genere mi piaccia, quindi sfortunatamente non ho un vero e proprio metodo di paragone. 

In generale devo dire che la storia mi ha catturata da subito, in pochi giorni ho letto le prime 100 pagine mi sono fatta prendere. Poi tra le lezioni e il finale che non volevo leggere (mi sono affezionata eheh) ci ho messo un po’ di tempo in più per concludere. 

Proprio non volevo mettere il punto a questa storia, soprattutto sapendo che il seguito non arriverà a breve (SAD). Il mio cervello proprio non concepiva di leggere troppe pagine al giorno per paura di concluderlo. 

Kyle è diventato un ladro per saldare un debito, per salvare il destino di sua madre dopo la scomparsa del padre, ha scelto di sacrificarsi. Al suo ultimo colpo, ad un passo solo dalla libertà, ruba un anello ad una nobildonna durante una festa. 

Astrid St Clair invece è la nobildonna che è stata derubata. È l’erede della famiglia più importante di Parigi, di certo non una dama sprovveduta! Insieme ad Alistar riuscirà a rintracciare Kyle e il suo prezioso gioiello, ma quando la situazione sembrerà quasi sistemata tutto cambierà per sempre.

A differenza delle altre volte non mi sono trovata davanti un libro super semplice e veloce da leggere, ciò non è un punto a sfavore ma è stato sorprendente trovare una lettura che si discosta, anche se di poco, dagli attuali canoni di pubblicazione. 

Le descrizioni sono lunghe e corpose e ogni dettaglio ha un certo peso nella narrazione, mi è piaciuto molto avere da rifletterci e pensare al ruolo che ogni piccolo elemento potesse avere nella storia. 

L’unico punto che un po’ non mi ha convinta sono state alcune descrizioni e alcuni capitoli un po’ lenti che non hanno dato alla lettura proprio la fluidità che mi aspettavo.  Però essendo una cosa non presente spesso devo dire che non va a sfavore di tutto il libro, nonostante avrei preferito un po’ di ritmo in più.

All’inizio devo ammettere che non avevo neanche ben capito il worldbuilding, ci ho messo un po’ per comprendere bene come funzionasse e ho dovuto aspettare delle chiarificazioni che sono arrivate poco dopo il primo centinaio di pagine.

Uno dei focus principali di questo libro sono le scelte e il modo in cui, una strada o l’altra, possano influenzare il nostro futuro. È stato interessante poter guardare dall’esterno le opzioni tra cui i personaggi avrebbero potuto scegliere, immaginare le possibili strade e le conseguenze. Questo libro mi ha ricordato quanto, ogni giorno, ogni scelta possa fare la differenza.

Le ultime cento pagine sono state super adrenaliniche, con un sacco di colpi di scena che mi hanno lacerata e non mi sarei mai aspettata.

Sapere che questo libro è un primo esordio mi ha davvero sconvolta in positivo, ora non mi resta che attendere di avere notizie sul secondo libro!

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Perché dimenticare i pregiudizi sul self publishing | Editoria

Il self publishing è spesso oggetto di pregiudizi e critiche, alimentati da una serie di conoscenze comuni e stereotipi diffusi. Da lettrice credo sia importante sfidare queste idee preconcette e dare una chance alle possibilità che il self publishing può offrire. Oltre ai consigli di lettura che trovate in video (titoli nel primo commento se volete segnarli!) vi parlerò dei motivi per cui è sbagliato avere pregiudizi sulla categoria del self publishing e perché è fondamentale informarsi, scoprire e leggere prima di giudicare.

1️⃣ Troppo spesso il self publishing viene etichettato come una categoria di scarto, senza una reale comprensione di cosa significhi per gli autori e per i lettori. È fondamentale informarsi e approfondire prima di formulare giudizi affrettati.

2️⃣ Il self publishing offre una vasta gamma di opzioni per gli autori, consentendo loro di avere maggiore controllo sul processo editoriale e di raggiungere direttamente il loro pubblico. Questa diversità di opzioni può portare a una varietà di stili e generi letterari che non si trovano nelle case editrici tradizionali.

3️⃣ Gli autori spesso scelgono il self publishing per una serie di motivi validi, tra cui la volontà di mantenere il controllo creativo, la flessibilità nel processo di pubblicazione e la possibilità di raggiungere un pubblico specifico. Non dovremmo ignorare o sottovalutare queste motivazioni.

4️⃣ È importante riconoscere che la scarsa qualità dei libri non è un problema esclusivo del self publishing. Anche nelle grandi case editrici si possono trovare libri di bassa qualità. Quindi, perché giudicare una categoria intera basandosi solo su alcuni esempi?

Leggere libri self publishing è il modo migliore per formarsi un’opinione completa sulla categoria. Mentre ci saranno inevitabilmente libri di scarsa qualità, ci saranno anche opere sorprendenti e innovative che meritano di essere scoperte e celebrate.

Leggi libri autopubblicati? Cosa ne pensi in generale? Hai fatto qualche bella scoperta di recente?
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Recensione “Il Duca e io” • “Il visconte che mi amava” • “La proposta di un gentiluomo” di Julia Quinn | Oscar Mondadori| Regency

“Il duca e io”

Ho iniziato questo libro un paio d’anni dopo l’uscita della serie tv, conoscevo l’inizio della storia ma non la fine proprio perché avevo lasciato la serie a metà e non avevo tanta voglia di riprenderla.
Mi è piaciuto molto leggere ciò che avevo già visto e ho trovato il libro molto più piacevole della serie. Il mistero intorno a Lady Whisteldown si è fatto pagina dopo pagina sempre più fitto e la scrittura scorrevole mi ha agevolata a leggerlo in pochissimo tempo.
Una cosa che però mi ha fatto storcere il naso parecchio, e di cui non avevo sentito parlare prima, è stato il personaggio di Daphne. Totalmente diversa rispetto alla serie, è un po’ banale e nella seconda metà del libro davvero tossica. Il Conte è costretto a sposarla e, come se non bastasse, Daphne lo inganna al fine di avere un figlio che lui non desidera. Penso che se la storia fosse stata posta al contrario ci sarebbero stati molti più dissensi, in ogni caso non c’è nulla di peggio da romanticizzare.

“Il visconte che mi amava”

Dopo la leggera amarezza che mi aveva lasciato il primo libro, ho deciso di continuare con la serie sia per la sua leggibilità che perché mi era stato assicurato che la storia di Antony e Kate era migliore di quella del primo libro.
Sono felice di dire che non ne sono stata delusa, come lettura è stata una compagnia davvero piacevole e finalmente ho avuto modo di conoscere ancora meglio gli altri personaggi.
È noto a tutti come i regency vanno a finire [ma è anche per questo che li leggiamo] però in compenso ci sono stati capitoli davvero divertenti e non troppo scontati.

“La proposta di un gentiluomo”

Quando ho iniziato il terzo libro non mi sono neanche premurata di leggere la trama, ero così presa che mi bastava sapere di quale Bridgerton di sarebbe parlato.
Se fossi andata a cercarla oppure se avessi visto la copertina UK, avrei capito subito che a differenza dei precedenti questa storia era ispirata ad un retelling.
Una bella scarpetta in primo piano può significare solo una cosa: Cenerentola.
Come per i precedenti la storia è fluida e un po’ buffa, ma attingere da un retelling non mi ha proprio fatta impazzire. Gli elementi [figlia illegittima, matrigna cattiva, ballo in maschera] ci stanno tutti, però potevano essere posti in modo molto più originale.
Anche Benedict un po’ tossichello sulla stessa linea di Daphne, purtroppo.

Motivi per cui continuerò questa serie:
• è davvero scorrevole
• voglio sapere di più di Lady Whisteldown
• i personaggi in secondo piano sono migliori di quelli protagonisti di ogni libro

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Recensione “Dunbridge Academy – Ovunque tu sia” di Sarah Sprintz| Tre60 Libri

Emma non aveva in programma di innamorarsi quando è stata accettata alla Dunbridge Academy, il college scozzese in cui si sono conosciuti i suoi genitori tanti anni fa. Al momento di partire per la Scozia, sa che il vero motivo per cui sta per andarci è uno solo: rintracciare suo padre e capire perché ha deciso di abbandonare lei e sua madre sei anni prima. D’altro canto Emma, che è stata appena lasciata da Noah, non ha alcuna intenzione di innamorarsi di un altro ragazzo che con ogni probabilità la farà soffrire. Tuttavia, quando conosce Henry ne rimane subito affascinata. È gentile, premuroso, diverso dagli altri. E durante le feste e le passeggiate notturne tra le vecchie mura della scuola, Emma non può fare a meno di accorgersi che tra loro sta nascendo qualcosa. Ma Henry ha una ragazza, ed Emma sta cercando tutto tranne che questo: un amore che le spezzi il cuore

Dunbridge Academy – Anywhere [Ovunque tu sia] è un romance dark academia di Sarah Sprintz, primo libro di una trilogia ambientata in un college scozzese.


Non è una novità la mia passione per i libri ambientati all’interno delle accademie e dei college, quindi questa uscita proprio non poteva passare inosservata.

La Dunbridge Academy è un college situato in Scozia, che Emma decide di frequentare per un anno in scambio per due motivi principali: il primo è trovare suo padre, il secondo è allontanarsi dalla sua città e dal suo ragazzo che l’ha terribilmente ferita.
Lontana dalla sua Francoforte, Emma conoscerà un suo collega già in aeroporto prima del viaggio, dopodiché la sua vita cambierà per sempre.

Nonostante questo libro mi avesse incuriosita fin dall’uscita ammetto di aver aspettato un po’ per iniziarlo perché i TW mi avevano un po’ spaventata. Si parla di temi davvero delicati e pensavo che la lettura sarebbe stata rovinata dal modo in cui potevano essere trattati.
Ci sono degli argomenti davvero importanti e che, per fortuna, a mio parere sono stato trattati dignitosamente senza togliere troppo spazio alla storia.

Sapevo fin dall’inizio come la storia di Emma sarebbe finita, i romance non mi fanno impazzire ma il mix con il dark academia ha un po’ “attutito” i colpi.
Come dicevo, la narrazione principale è un po’ prevedibile ma per me la storia è stata davvero godibile.

In questa storia ci sono dei piccoli colpi di scena che ho trovato alquanto interessanti e che soprattutto danno una bella cornice a quello che è il filo narrativo principale.

Non si tratta di una semplice storia d’amore ma si parla anche di genitorialità, lontananza, amicizia e lutto (insieme al modo in cui questo viene affrontato in giovane età).

Questa lettura mi ha davvero catturata e fatta emozionare, il finale mi ha lasciata con un sorriso sulle labbra davvero indescrivibile.
Sono davvero curiosa di continuare con il secondo libro (che ho già acquistato in ebook) e di sapere come continuerà la vita degli studenti alla Dunbridge.

L’unica cosa che mi ha frenata dall’iniziare subito “Chiunque tu sia” è che i personaggi principali cambiano, ma diamo tempo al tempo.

Ti piacciono i libri ambientati al college? C’è qualche tema che ti piace ritrovare nelle tue letture?

Poesia: viaggiare tra i secoli tra un verso e l’altro

La poesia, nata nei tempi antichi come un’espressione artistica del pensiero, ha attraversato i secoli come un faro culturale, illuminando le menti e le emozioni delle persone in tutto il mondo. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, con tracce di versi ritrovati nelle antiche civiltà mesopotamiche, egizie e greche. Questi versi non erano solo forme di espressione artistica, ma spesso avevano una funzione rituale o religiosa, come gli inni dedicati alle divinità.

Con il passare del tempo, la poesia ha assunto diverse forme e funzioni, dalla lirica epica dell’antica Grecia all’ode romana, dalla poesia amorosa dei trovatori medievali alla poesia del Rinascimento fino a quella politica dell’Età Moderna. È stata un veicolo essenziale per la diffusione di idee, culture e tradizioni, tanto che molte opere poetiche hanno avuto un impatto duraturo sulla società e sulla storia fino ai nostri giorni.

Tuttavia, non è stata sempre un cammino facile per la poesia. Nel periodo che va dal XVI al XIX secolo, in Europa, la poesia ha subito una crisi, spesso legata alla perdita del mecenatismo delle corti e alla crescente commercializzazione della letteratura. Questo ha portato a una sfida per i poeti dell’epoca, costretti a cercare nuove fonti di sostentamento e a confrontarsi con un pubblico sempre più diversificato e esigente.

Nondimeno, la poesia italiana del Novecento ha rappresentato un rinascimento per questa forma d’arte. Poeti come Ungaretti, Montale e Quasimodo hanno ridefinito i confini della poesia, esplorando nuove tematiche e stili espressivi. La poesia italiana del Novecento ha giocato un ruolo cruciale nella diffusione culturale, non solo in Italia ma anche a livello internazionale, influenzando generazioni di poeti e lettori.

Oggi, nonostante le sfide del nostro quotidiano, la poesia continua a essere un pilastro della cultura mondiale. I premi letterari, come il Premio Nobel per la Letteratura, riconoscono l’importanza della poesia nel panorama culturale contemporaneo. Leggere e comprendere i poeti del passato non solo ci permette di apprezzare la bellezza delle parole e delle immagini, ma ci connette anche con le esperienze umane universali e ci aiuta a comprendere meglio il nostro mondo e noi stessi.

La poesia è molto più di semplici versi su carta; è un riflesso dell’anima umana, un ponte tra passato e presente, un’opportunità per esplorare il mondo e le nostre emozioni più profonde. Celebrare la Giornata Mondiale della Poesia, che cade proprio il 21 marzo, significa riconoscere e onorare questo patrimonio culturale, che continua a ispirare e arricchire le vite di milioni di persone in tutto il mondo.

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Recensione “Five Survive” di Holly Jackson | Rizzoli

Sei ragazzi in camper viaggiano nella notte verso le agognate vacanze di primavera. A un tratto, una gomma a terra li costringe a fermarsi, ma quello che sembra un banale incidente di percorso, ben presto si trasforma in un incubo. Un puntino rosso si muove lungo la fiancata del camper. Un rumore sordo. Odore di benzina. Qualcuno ha sparato al serbatoio. Là fuori, nell’oscurità, è appostato un cecchino e loro non possono fuggire, né comunicare con l’esterno perché i cellulari non funzionano: il loro aggressore ha messo fuori uso le celle telefoniche e comunica attraverso un walkie talkie appeso allo specchietto del camper. Ma la scoperta più agghiacciante è capire che non sono vittime casuali: il killer li conosce ed è venuto a cercare proprio uno di loro… In quelle otto ore che li separano dall’alba, le più lunghe della loro vita, molti segreti verranno svelati e la tensione tra i sei amici raggiungerà livelli fatali. Alla fine di quella lunga notte saranno ancora tutti insieme?

Five Survive” è un thriller young adult di Holly Jackson, già famosissima in tutto il mondo per la trilogia di “Come uccidono le brave ragazze”. Quest’ultima uscita è arrivata in Italia per Rizzoli un paio di settimane fa, e ringrazio di cuore la casa editrice per avermi dato la possibilità di leggere e recensire questo libro.

Dopo aver divorato in pochi mesi la trilogia delle Brave Ragazze (ho letto un libro dopo l’altro a pochi giorni dall’uscita, ho amato davvero quella serie che ormai ha un posto speciale nel mio cuore) ero in super attesa della traduzione di “Five Survive” da quanto l’ho scoperto lo scorso anno. A settembre del 2023 circolava già voce che Rizzoli avesse acquisito i diritti per questo libro e non potete immaginare la felicità.

Doveva inizialmente uscire a dicembre 2023, ma purtroppo nessun annuncio è arrivato in tempo. Ero così disperata che stavo considerando l’idea di acquistarlo e leggerlo in lingua originale (ogni tanto un po’ di allenamento in inglese non fa male) ma alla fine ho deciso di aspettare ancora un pochino, sperando che il romanzo non fosse finito nel dimenticatoio della casa editrice come purtroppo accade delle volte.

Troppo tardi ho scoperto che acquistando “Five Survive” in libreria ci sarebbe stato in omaggio anche “KIll Joy”, il prequel della trilogia delle Brave Ragazze. A saperlo prima non avrei richiesto la collaborazione ma lo avrei acquistato, ma a questo punto credo proprio che recupererò da me il volume aggiuntivo in lingua originale.

Dal momento che con la trilogia delle Brave Ragazze l’autrice mi aveva fatta impazzire, le aspettative per questo libro erano davvero altissime e, felicemente, posso dirvi che non sono state deluse.

Nelle prime pagine ci sono presentati i protagonisti, che resteranno più o meno il centro narrativo per tutto il libro. Durante questi primi capitoli ci sono rivelati anche dei dettagli davvero fondamentali che si riveleranno utilissimi per l’intreccio narrativo. Tutta la vicenda è vissuta dal punto di vista di Red, che alla fine si rivela essere la protagonista principale. Già dalle prime righe si lascia intendere che Red abbia un segreto da nascondere, oltre a un passato davvero traumatico di cui scoprire pian piano di più.

Mi è piaciuto molto il puzzle da ricomporre sui segreti di Red, si tratta di un topos letterario che apprezzo molto in generale e che mi aiuta a seguire la lettura e a tenermi incollata alle pagine. Adoro comporre questi puzzle e immaginare le soluzioni, sono abbastanza brava e in questo caso mi sono divertita molto.

Il romanzo inizia con un gruppo di sei ragazzi in viaggio per le vacanze di primavera. Già dalla trama si sa come inizia il problema scatenante degli eventi, sappiamo che dopo aver bucato una ruota i ragazzi si ritrovano nel bel mezzo del nulla e con puntato addosso il mirino di un cecchino. La parte che parla di ciò che succede dopo, per i miei gusti, ha un po’ tardato ad arrivare. In sintesi nel primo centinaio di pagine leggiamo, in una versione più estesa ma che ci permette di conoscere un po’ meglio i personaggi, ciò che già sappiamo. Secondo me questa parte poteva essere molto più corta e tagliando dettagli inutili sarebbe di certo stata più incisiva e avrebbe dato maggiore spinta alla lettura.

Inoltre tutta la storia dura per un totale di nove ore e ogni parte del libro è scandita dallo scattare di un’ora all’altra. Ammetto che se non riesco ad essere costante nella lettura fatico molto ad apprezzare storie concentrate in così poco tempo, ma in questo caso (e per fortuna anche) non avevo niente da fare e nel giro di un paio di giorni ho concluso questo libro.

Per me la lettura è stata davvero adrenalinica, ero partita intenzionata a godermela per bene ma alla fine ho divorato tutto il libro in un paio di volte. Come si dice… ancora un capitolo e poi smetto (finché non ti rendi conto di essere arrivato alla fine).

Mi sono sentita super coinvolta e la storia mi ha preso tanto, mi è piaciuto il modo in cui in così poche ore si riescono a conoscere davvero i personaggi. Alla fine poi si scopre che ognuno dei ragazzi ha un segreto nascosto e scoprirlo uno dopo l’altro ha cercato per me un effetto pazzesco. Con una lettura del genere, specialmente se tanto attesa, non si può non sentirsi presi!

Poi di colpo è arrivato il finale. Posso solo dirvi che è inaspettato e davvero sorprendente, la storia alla fine ritrova il suo senso e si aggiungono un sacco di particolari che la rendono sempre più succosa. Avrei preferito che l’autrice si dilungasse (un poco poco) su alcuni eventi finali perché, dopo così tante pagine, mi sarebbe piaciuto se fosse stato dedicato maggiore spazio agli ultimi eventi e sapere come sarebbe continuata “dopo”.

Purtroppo non ci sono molti spiragli per un seguito, dunque la storia si conclude così ma nonostante tutto le ultime pagine mi hanno emozionata davvero tanto.

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Recensione “Calea” di Aurora Ferrara | BookaBook

Gemma è una giovane principessa la cui vita scorre apparentemente felice tra ricevimenti, balli, un guardaroba infinito e la compagnia del suo migliore amico. Ma Gemma ha un sogno che non può realizzare: visitare Lisma, la capitale di Calea, che si estende oltre le mura del palazzo reale nel quale è confinata per volere del re. Ma da Calea, un’isola su cui brilla un sole viola e dove la luce gioca strani scherzi, la magia non se n’è mai andata, e così il destino piomba improvvisamente nella vita di Gemma: un ladro dagli occhi di ghiaccio si intrufola a palazzo. Lui, Zeno, è alla ricerca di uno scrigno, e nell’aiutarlo a fuggire Gemma prende una decisione che sa essere folle: scappare con lui e oltrepassare le sbarre della sua prigione dorata sulle tracce di quel misterioso oggetto.

“Calea” è il primo volume di una saga fantasy scritta da Aurora Ferrara e pubblicato nel 2023 da BookaBook.

Ciò che mi ha convinta ad accettare questa collaborazione è stata innanzitutto la trama e poi il mix tra fantasy e romance. L’idea di leggere un retelling di Rapunzel ha fatto la sua parte e ne sono rimasta da subito incuriosita.

La storia è davvero molto dolce, lenta e la lettura mi ha trasportata in un mondo fiabesco. A tratti sembrava proprio di leggere una fiaba, mi ha riportato alla mentre dei ricordi di infanzia e tante storie con principesse, castelli incantati e draghi.

Inoltre si tratta di un romanzo della categoria young adult e ciò si evince molto anche dai rapporti tra i personaggi e da alcuni sviluppi che questi prendono. Il tutto è sempre molto moderato e forse è proprio per questo che mi è sembrato di ritornare alle fiabe magiche che tanto mi ispiravano da bambina.

L’autrice è molto giovane e la cosa si intuisce, oltre che dalla prefazione, anche dallo stile di scrittura. Ci sono di sicuro tante cose da migliorare ma questo non è da prendere come una critica perché secondo me nella vita non si smette mai di imparare.
Tutto sommato lo stile non è poi così pessimo e scoprire che Aurora ha scritto questo libro durante gli anni di scuola mi ha davvero stupita!
È stato comunque un grande lavoro e penso che ad ogni modo l’autrice debba esserne fiera.

Il grande problema che ha impedito a questa storia di prendere davvero il volo, almeno per me, è la mancata cura editoriale.
In questa storia il potenziale c’è tutto, ma con delle cure così pessime neanche un autore da bestseller riuscirebbe a far parlare di sé in modo soddisfacente.
E mettiamo in chiaro che TUTTI i libri vengono editati e corretti, anche quelli degli autori più famosi e conosciuti.

Conosco BookaBook dal 2019, negli anni ho letto diversi libri pubblicati da questa casa editrice e all’inizio riscontravo una discreta qualità. Con il tempo però devo essere sincera e dire che è peggiorata molto, limitandosi a pubblicare i libri che superano il crowdfunding e basta.

Per quanto ci sia da migliorare da parte dell’autrice, per me è inconcepibile mettere sul mercato un libro del genere.

Ci sono refusi, continue ripetizioni e interi capitoli che sembrano non essere stati per nulla corretti.

Capisco che ogni casa editrice debba seguire il mercato, cercare di pubblicare il più possibile per vendere di più e tutto quello che volete, ma la truffa verso i lettori per me non è una strada possibile per fare editoria.
A questo punto, nessuna cura per nessuna cura, sarebbe stato meglio se l’autrice avesse pubblicato in self in modo da guadagnarci qualcosa in più.

Il mancato editing e la mancata correzione di bozze a tratti mi hanno reso davvero difficile la lettura e mi dispiace doverlo dire perché sono consapevole del fatto che in queste pagine ci sia il sogno di una ragazza e non è mia intenzione distruggerla.

Io ho avuto la fortuna di collaborare con Aurora e la copia mi è stata regalata, ma nel caso l’avessi comprata mi sarei davvero arrabbiata (con la casa editrice, ovviamente non ne faccio una colpa all’autrice) perché per prezzi che tra poco sono anche sopra alla media non si può proporre e vendere un prodotto così pessimo.
È una mancanza di rispetto sia nei confronti dei lettori che dell’autrice stessa, che si meritava un trattamento migliore.

Per quanto io abbia trovato la storia dolce come una coccola, per questi motivi riguardo alla qualità non me la sento del tutto di consigliarla.
So che per molti potrebbe essere un grande ostacolo e si finirebbe per non apprezzare la storia, che invece è limitata per altri motivi.

Mi dispiace tanto di dovervi parlare male di questo libro perché in fin dei conti la storia in sé è davvero bella e ha degli sviluppi davvero carini.
Voglio anche sforzarmi di comprendere gli editor e i correttori che hanno lavorato al libro, non è una notizia nuova che purtroppo chi sta dietro alle quinte dell’editoria abbia un carico di lavoro eccessivo rispetto a ciò per cui si è retribuiti. Non parliamo del fatto che spesso le case editrici approfittano di giovani e stagisti che pagano ancora meno con la scusa dell’esperienza.

In questo caso non ce l’ho con nessuno in particolare, più che altro con chi prende decisioni per la casa editrice.
Questo non è il modo di vendere libri, non è il modo di trattare gli autori, non è il modo di far lavorare i dipendenti. E soprattutto, non è il modo di fare editoria in questo determinato momento.
Cambiare o fallire, si può sopravvivere e tentennare per un po’ ma poi non ci sono alternative.

Con questo libro BookaBook per me ha davvero perso colpi e penso che in futuro non ci saranno altre possibilità per rimediare, almeno per quanto mi riguarda.

Chiaccherando con l’autrice ho scoperto che in futuro verrà pubblicata la seconda parte del libro. Non posso che esserne felice e augurarle un grandissimo in bocca al lupo, sperando che possa trovare una casa editrice degna della sua storia e sempre più persone da poter affascinare con le sue trame.

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Umberto Eco: il maestro della letteratura e del pensiero


Umberto Eco è stato una figura di spicco nella letteratura e nella cultura italiana, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo delle idee e della creatività. Nato il 5 gennaio 1932 a Alessandria e venuto a mancare il 19 febbraio del 2016, Eco è cresciuto in un ambiente intriso di conoscenza e curiosità intellettuale, elementi che avrebbero plasmato il suo destino come uno dei più grandi pensatori contemporanei.


Dopo aver conseguito una laurea in filosofia nel 1954, Umberto Eco ha intrapreso una carriera accademica che lo ha portato a insegnare semiotica in diverse università italiane e straniere. La sua ricerca e la sua passione per la semiotica, la comunicazione e la cultura popolare hanno dato vita a opere stupefacenti che hanno influenzato generazioni di studiosi e appassionati di letteratura.


Tra le opere più celebri di Eco spicca “Il nome della rosa” (1980), un romanzo che mescola sapientemente mistero, storia, teologia e semiotica. Ambientato in un monastero nel Medioevo, il romanzo offre non solo un’indagine delittuosa avvincente, ma anche una riflessione profonda sulla conoscenza, il potere e la verità.

Un altro capolavoro di Eco è “Il pendolo di Foucault” (1988), un intricato labirinto di teorie cospirative e simbolismo esoterico. Attraverso una narrazione complessa e ricca di riferimenti culturali, Eco esplora il confine tra realtà e finzione, mettendo in discussione le stesse fondamenta del pensiero umano.

Eco non si limita alla narrativa; le sue opere saggistiche come “Apocalittici e integrati” (1964) e “La struttura assente” (1968) offrono analisi profonde sulla cultura di massa, la comunicazione di massa e il ruolo della semiotica nella società contemporanea. Le sue riflessioni su fenomeni come la pubblicità, la televisione e la manipolazione dei media sono ancora oggi rilevanti e illuminanti.


Umberto Eco ha rivoluzionato il panorama letterario italiano introducendo un approccio interdisciplinare e innovativo alla narrazione e al pensiero critico. La sua capacità di fondere erudizione e intrattenimento, profondità e accessibilità, ha reso le sue opere amate da un vasto pubblico di lettori.

Con la sua scomparsa nel 2016, Eco ha lasciato un vuoto nel mondo delle idee, ma il suo lascito letterario e intellettuale continua a ispirare e guidare coloro che si avventurano nel labirinto della conoscenza e della creatività.


Umberto Eco rimarrà per sempre un faro luminoso nella storia della letteratura italiana e mondiale e le sue opere restano non solo testimoni del suo genio creativo, ma anche una fonte inesauribile di riflessione e ispirazione per le generazioni future. La sua eredità vive nei cuori e nelle menti di coloro che apprezzano la bellezza del pensiero e della parola.

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Recensione “Blueblood – Il motivo delle Isole” di Vera Lazzaro e Emanuele Polzella

Alanys non pensava di poter indossare la corona.

Quando, alla morte del padre, vince la battaglia navale che determina il successore non sa ancora che suo fratello, esiliato mesi prima, sta muovendo contro Isbre.

Alanys deve trovare degli alleati e deve farlo al più presto, in una corsa contro il tempo che la porterà a visitare le due isole maggiori dell’arcipelago, in compagnia degli amici di una vita e di una voltafaccia a cui vorrebbe svelare ogni suo segreto.

Blueblood – Il Motivo delle Isole” è il primo romanzo di una saga fantasy scritta a quattro mani da Vera Lazzaro e Emanuele Polzella.
Si tratta di un libro uscito ad ottobre 2023, nello specifico un low fantasy in cui è possibile trovare trope come la found family ma anche argomenti come la politica e il peso delle proprie scelte.

Non posso rivelare molto di come sono venuta a conoscenza di questo libro, ma mi era già noto ancora prima dell’uscita e, per vie inverse e sentieri tortuosi, con questa collaborazione ho avuto la possibilità di conoscere Vera, Sara ed Emanuele, le tre persone che hanno lavorato sodo a questo libro e che sento di dover ringraziare per aver atteso così a lungo la mia recensione.

La storia si apre con la morte del Leisir di Isbre, il lutto della protagonista e di sua madre e fin dalle prime pagine arrivano notizie di un fratello misterioso esiliato per tradimento in un’isola lontana.
Morto il Leisir, senza eredi maschi, starà ai pretendenti più probabili sfidarsi in una battaglia per conquistare il trono. Questo almeno finché Alanys, la protagonista, non deciderà di prendere in mano le redini per cambiare un mondo che continua a svalutarla solo perché donna.

Alanys è un personaggio che secondo me si ama o si odia, è molto impulsiva, testarda e secondo me anche un po’ overthinker, ma anche tanto forte e intenzionata a cambiare le cose che non le piacciono, partendo proprio dal ruolo politico femminile ad Isbre.
Come si può accettare di essere messe da parte dopo aver passato l’intera vita a vedere ogni donna, compresa la propria madre Leisena, esclusa solo perché la politica è una cosa da uomini?

Questa sfumatura rivoluzionaria, che cambia le carte in tavola, è stata proprio una delle cose che ho apprezzato di più.
Mi sono piaciuti molto i capitoli iniziali in cui si parla di accettazione del lutto, che non è proprio un argomento semplice da trattare e spesso è fatto in modo superficiale, per poi passare al desiderio della protagonista di fare di meglio, sia per se stessa che per le altre donne.

Mi è piaciuto molto leggere del processo che Alanys ha dovuto affrontare per riprendere il potere che le appartiene di diritto e la consapevolezza di ogni azione. Non si tratta di un romanzo semplice che si risolve con un chosen one che tutti accettano e basta, ma la protagonista dovrà affrontare tante e difficili sfide per affermare se stessa e le sue idee.
Questo processo non è stato descritto come un qualcosa di lineare ma è un vero percorso ad ostacoli con tanto di buche e pozzanghere da affrontare rigorosamente durante un diluvio, un po’ com’è anche nella realtà.

Ho apprezzato molto che tutte queste difficoltà siano state rese vicine al reale e ciò le fa risultare poco scontate ma fa anche aprire gli occhi. Alanys imparerà l’importanza di prendere le proprie scelte, la difficoltà del mantenerle e quanta forza è necessaria per cambiare le cose. Imparerà però anche che spesso il mondo è ostile e che non tutti vogliono accettare dei cambiamenti che sarebbero più che giusti.

Ci sono diversi richiami alla condizione femminile oltre a quella di Alanys, e ho apprezzato molto ogni riferimento perché secondo me danno al lettore la possibilità di aprire gli occhi e interrogarsi rispetto a cose che fanno parte della nostra qualità e sono accettate solo perché è da secoli che si va avanti così.
“Blueblood – Il motivo delle Isole” ci insegna che il “si è sempre fatto così” non è più una scusa valida per tollerare le ingiustizie

La storia è narrata dal punto di vista di Alanys e in alcuni tratti sembrava di essere proprio nella sua testa. Ciò dà al lettore la possibilità di conoscerla meglio, anche se sinceramente non mi sarebbe dispiaciuta qualche descrizione in più per immaginare meglio i luoghi e tutta Isbre.

Inoltre c’è da dire che in questo primo volume il fantasy è tutto costituito dall’ambientazione, non ci sono state magie o creature fantastiche [un poco auspico di trovarle nel prossimo libro, anche se non so cosa aspettarmi] ma anche se speravo in qualcosa di più sono comunque rimasta soddisfatta della lettura.

Oltre ad Alanys ci sono tanti altri personaggi, la sua found family che sinceramente ha fatto sentire a casa anche me, e io non vedo l’ora di rincontrarli per conoscerli meglio e scoprire qualcosa di più sul loro passato.
Personaggio preferito per il momento: Ines [LA ADORO].

Di tanto in tanto tra un capitolo e l’altro spuntano fuori vari flashback di eventi dal passato, tutti piano piano aiutano a conoscere meglio i personaggi e scoprire sempre più dettagli. Per me hanno dato un bel ritmo alla storia, adoro i passaggi tra presente/passato e in questo caso li ho trovati fatti davvero alla perfezione.

Poi durante tutta la durata della lettura sono stata sulle spine perché solo alla fine ci viene rivelato il motivo per cui il fratello di Alanys è stato esiliato. È stato un colpo di scena esilarante, però ammetto che avevo qualche piccolissimo sospetto.
Emanuele e Vera hanno dato molto equilibrio alla storia e il modo in cui è stata strutturata lascia sempre più curiosità e il coinvolgimento non manca mai.

Insomma, che altro devo aggiungere per farvi capire quanto mi è piaciuto questo libro?

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R.F. Kuang e l’esclusione dal Premio Hugo

Pochi giorni fa sulle sue pagine social, Rebecca Kuang si è esposta pubblicamente esprimendo la sua delusione e amarezza riguardo alla mancata candidatura per “Babel – An arcane history” per il Premio Hugo [Hugo Awards].



Inizialmente, come tanti altri lettori, pensavo si trattasse di una lamentela futile guidata solo dal desiderio di valorizzare la propria opera [qualcuno ha detto “è una mamma che sta difendendo il proprio bambino”] ma dopo svariati richiami alla situazione ho deciso di informarmi meglio.

Prima di tutto… Cos’è il Premio Hugo?

Il Premio Hugo è un prestigioso riconoscimento nel campo della fantascienza e della fantasy, organizzato dalla World Science Fiction Society (WSFS). Il processo di selezione coinvolge i membri della WSFS che hanno diritto di voto e i vincitori sono scelti tramite votazioni in diverse categorie.

Le opere eleggibili includono quelle pubblicate o presentate durante l’anno precedente alla cerimonia del premio. Le nomination sono fatte dai membri della WSFS, che possono suggerire opere e individui meritevoli. Le cinque opere o individui più votati in ogni categoria formano la lista finale delle candidature.

Il processo di voto avviene in due fasi: la prima per le candidature e la seconda per determinare i vincitori tra le nomine finali. I risultati sono annunciati durante la cerimonia annuale della Worldcon, la convention mondiale di fantascienza, dove i premi vengono consegnati.


Nonostante l’entusiasmo della critica mondiale e la vittoria del Nebula Award, l’esclusione di R.F. Kuang ha sollevato numerose domande.
Inoltre la Kuang non è stata l’unica ed essere stata ritenuta “non idonea” per la nomination, ma le fanno compagnia anche Xiran Jay Zhao, autrice di “Iron Widow”.

Il vero problema non è la mancata nomina per orgoglio personale, ma la mancanza di chiarezza riguardo all’esclusione dal concorso pur avendo i voti sufficienti per la nomination.

La questione si è fatta più intricata nel momento in cui ci si è resi conto che i libri esclusi trattavano di tematiche scomode: colonialismo, razzismo e violenza per “Babel” e misoginia per “Iron Widow”.
A questo punto, alla mancanza di chiarimenti o spiegazioni, è iniziato ad essere chiaro che potrebbero essere state queste tematiche fuori dai canoni ad impedire ai libri di ricevere la nomination nonostante ci fossero i voti necessari.

Per il 2023 il Premio Hugo è stato assegnato in Cina, per cui si inizia a presupporre che il governo cinese abbia fatto pressioni per ottenere un ruolo che non gli spettava e intromettersi nella scelta dei candidati.

Una prima risposta, purtroppo né chiarissima né esaustiva, da parte dei gestori del sito web del Premio Hugo ha affermato che:

“Il sito web degli Hugo Awards non amministra gli Awards. I premi di ogni anno sono amministrati dalla World Science Fiction Convention di quell’anno, che è l’unica responsabile dello svolgimento dei premi di quell’anno. Se ci inviate domande riguardanti gli Hugo Awards 2023, possiamo inoltrarle solo agli amministratori degli Hugo Award dell’anno in corso.”

E per il 2023 il tutto è stato gestito dal Chengdu Worldcon in Cina.

Nonostante siano passati alcuni giorni dall’accaduto regna ancora il silenzio sulla questione e l’unica speranza che ci resta è quella di riuscire ad ottenere qualche risposta per vederci meglio.
Nel caso nessuna risposta arrivi, il ché non sarebbe poi così inaspettato, vi consiglio davvero di dare una possibilità al romanzo della Kuang perché insegna davvero tanto su come gira il mondo e come agisce il colonialismo.

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Recensione “Oscuri Talenti” J.M. Miro | The Talents Trilogy| Bompiani

1882. Londra è una città grande come il mondo, dove è facile perdersi, soprattutto se l’unico posto che finora hai chiamato casa è un paesino nel delta del Mississippi o un circo itinerante del Midwest.

Charlie e Marlowe sono approdati nel Vecchio Mondo, sotto cieli carichi di nebbia e fuliggine, fino al 23 di Nickel Street West, per andare incontro a una nuova vita in un luogo dove sentirsi finalmente al sicuro, dove i loro talenti non saranno solo fonte di diffidenza, equivoci, dolore e solitudine. Ma ad attenderli c’è un terribile morvide, un non-morto, assetato di sangue, pronto a tutto per servire il suo oscuro signore.

Per fortuna ci sono anche gli angeli custodi: Mrs Harrogate con la veletta sempre abbassata a coprire una voglia purpurea e la forza austera, Mr Coulton che nasconde la gentilezza sotto una dura buccia, e Alice Quicke, investigatrice privata decisa a cambiar vita.

E via di nuovo, in viaggio alla volta della Scozia, verso una scuola unica nel suo genere, per sfuggire a una figura di tenebre e fumo che non si arrenderà fino a quando Charlie e Marlowe non saranno suoi.

Tra meraviglie e tradimenti, passato e futuro, slanci di vita e rischi incalcolati, un manipolo di amici cercano di far luce dove tutto è tenebra, per scoprire la verità sui loro doni e sulla natura di ciò che li sta perseguitando, per arrivare a capire che a volte le gioie più grandi ci arrivano per mano dei mostri peggiori.

Oscuri Talenti” è il primo romanzo di una trilogia fantasy [The Talents Trilogy] di J.M. Miro, dalle vibes dark e un pizzico di academia e un’ambientazione storica.
Questo mix di generi mi ha incuriosita tantissimo fin dall’uscita, tant’è che l’ho recuperato il prima possibile.

Il libro è stato pubblicato alla fine del 2022 per Bompiani, che secondo me ha davvero fatto colpo con questa uscita. Personalmente non vedo l’ora che esca il secondo libro [in lingua originale uscirà il 17 settembre 2024!] perché ho bisogno di sapere come va avanti questa storia!

Da secoli, i Talenti vengono ricercati in ogni angolo del mondo. Si tratta di persone speciali, spesso bambini o ragazzini indifesi, che portano sulle spalle la responsabilità di un grande potere, che spesso resta incompreso dai “comuni”. Ma le persone normali non sono le uniche a dargli la caccia: essere un Talento è molto pericoloso. Dall’alba dei tempi corrono il rischio di essere uccisi come sacrificio o sfruttati finché il loro stesso potere non li consuma.
Il Cardinale Institute è l’unico posto in cui i Talenti sono al sicuro. In questo collegio situato nel cuore della Scozia, proprio sull’orlo del Velo che separa i vivi e i morti, bambini e ragazzi possono imparare a gestire il loro potere e a difendersi.

L’ambientazione nella Londra dell’Ottocento mi aveva ispirata davvero tanto perché di solito in ogni libro la apprezzo molto. L’aggiunta di sottotrame dark e una scuola per ragazzi speciali tra i boschi della Scozia
Inutile dirlo, questo libro aveva tutte le carte in tavola per lasciarmi di stucco.

Ho iniziato questa lettura durante l’estate e in un paio di settimane sono riuscita a divorare quasi la metà della storia, mentre la seconda parte me la sono spalmata per bene su diversi mesi, infatti ho concluso questo libro poco prima della fine del 2023 [ma giusto per un paio d’ore eheh].

Sarà perché mi sono ritrovata a “spaccare” la lettura in due momenti differenti, ma comunque ho trovato la prima parte molto più scorrevole della seconda.
Nella prima metà sono introdotti i personaggi, abbiamo modo di conoscerli e di scoprire il loro passato. Il ritmo della narrazione è agevolato, oltre che dallo stile e dalla scrittura, da tanti piccoli colpi di scena che rendono la storia sempre più complessa.

Anche la seconda metà non è affatto male, mi è piaciuta molto anche se negli ultimi capitoli mi sono resa conto che la storia si era fatta davvero bella complicata. Leggere l’ultima parte poi non è stato semplice perché non si tratta esattamente di una conclusione leggera e tranquilla, per cui c’è moltissima azione e tanti particolari da tenere bene in mente. In sintesi vi sconsiglio di spezzattare la lettura come ho fatto io.

La scrittura, anche se a me è piaciuta molto, è molto corposa e a tratti un po’ prolissa. Ci sono tante descrizioni e giri di parole, ma personalmente l’ho apprezzata molto perché sono riuscita a sentirmi perfettamente nella storia, anche se alcune volte è stato facile cedere alla distrazione.
Proprio per questo ritengo che non sia un libro adatto a tutti, richiede davvero molta attenzione e probabilmente non sarà apprezzato da chi ricerca una lettura più fruibile per una lunga serie di motivi.

Ho trovato affascinante il modo in cui sono riuscita a sentirmi coinvolta nelle storie di tutti i personaggi: Charlie, Marlowe, Oskar, Komako, Ribs, Alice Quicke e Mrs. Harrogate. Ognuno di essi è davvero indimenticabile e scommetto che anche per voi sarà difficile non affezionarvi.
Ci sono stati poi altri personaggi alquanto oscuri e misteriosi, che non hanno rivelato le loro carte fino alla fine. Posso solo dirvi che questa storia è spaziale, pazzesca e di sicuro non vi lascerà delusi se apprezzate i colpi di scena.

Mi è piaciuta tanto l’aura gotica e sublime che pende su queste pagine, sia l’ambientazione che gli avvenimenti mi hanno dato delle vere sensazioni di comfort che non trovo facilmente.
Ho amato leggere le descrizioni della Londra di fine Ottocento e durante la lettura mi sembrava proprio di essere lì: tra la polvere delle fabbriche e le strade affollate.

Ho apprezzato tanto il sistema magico e ciò che ha dato un tocco in più è stato il trope della found family, che ho trovato scritto benissimo e che in un certo senso mi ha dato delle forti speranze. Alcuni rapporti che si sono andati a creare mi hanno davvero emozionata e regalato un po’ di gioia.

Per quasi tutta la durata della lettura mi sono interrogata spesso su chi potesse essere il vero cattivo, la cosa mi ha fatto davvero scervellare! Questa narrazione offre prospettive diverse e interessanti, che sono certa stimoleranno delle interessanti riflessioni.

Delle volte il cattivo della storia dipende dal punto di vista.

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Sandro Penna e il coraggio di essere diversi

Il 21 gennaio 1977 moriva Sandro Penna, che oggi ricordiamo con profonda venerazione per il talento e la sensibilità. Si tratta di un autore italiano il cui lascito letterario continua a ispirare e toccare il cuore degli amanti della poesia. Nato il 12 giugno 1906 a Perugia, Penna ha attraversato il Novecento italiano con le sue parole, regalando al mondo una ricca eredità poetica.

La vita di Penna è stata un intricato intreccio di emozioni, influenze e sfide. Cresciuto in un contesto sociale e culturale in cui l’omosessualità era tabù, ha dovuto affrontare molte battaglie personali. La sua scrittura, tuttavia, è diventata il suo rifugio e un veicolo potente per esplorare la complessità delle sue esperienze interiori.

Le tematiche dell’amore, del desiderio e della nostalgia permeano le sue poesie, creando un mondo ricco di immagini struggenti e malinconiche.

La poetica di Penna non si limita alla sfera personale; attraverso la sua scrittura, ha anche contribuito a plasmare il panorama culturale e sociale del suo tempo. La sua audacia nel trattare temi considerati “scomodi” ha aperto nuovi orizzonti nel dibattito letterario italiano, spingendo i confini della creatività e della libertà espressiva.

Nonostante le sfide personali e l’insicurezza che spesso ha permeato la sua vita, Penna ha costruito un ponte indelebile tra l’individualità e l’universalità. La sua abilità nel catturare l’essenza delle emozioni umane ha reso le sue opere atemporali, suscitando ancora oggi riflessioni profonde nella mente dei lettori.

Sandro Penna non è solo un autore italiano di spicco, ma un’anima poetica che ha attraversato il tempo, illuminando il cammino per coloro che cercano significato nelle parole. Il suo contributo alla letteratura e alla società risuona ancora oggi, invitandoci a esplorare la nostra umanità attraverso la magia delle sue poesie.

Due delle opere chiave di Sandro Penna, come “Felice chi è diverso” e “Forse la giovinezza è solo questo,” sono perni fondamentali nel suo corpus poetico. In “Felice chi è diverso,” Penna esplora il tema della diversità e dell’unicità, celebrando coloro che si discostano dalla norma. La poesia diventa un inno all’individualismo, riflettendo la sua stessa esperienza di vivere al di fuori degli schemi sociali.

Con “Forse la giovinezza è solo questo,” Penna si addentra nelle profondità della gioventù, interrogando la natura effimera e fugace di questo periodo della vita. La sua scrittura delicata e malinconica cattura il senso di transitorietà, offrendo al lettore una visione intima delle riflessioni di Penna sulla giovinezza, sull’amore e sulla fugacità del tempo.

Entrambe le opere manifestano la capacità di Penna di immergersi nelle complesse sfaccettature dell’esistenza umana, attraverso una prosa poetica che va al di là delle convenzioni. La sua maestria nel tessere parole e emozioni rende questi componimenti non solo testimonianze della sua esperienza personale, ma anche specchi riflettenti delle profondità universali della condizione umana.

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Perché ascoltare audiolibri| Bookbeat Italia

Immergendoci nelle sfide quotidiane, spesso desideriamo ardentemente trovare il tempo per concederci una pausa con un buon libro.

Come per molte altre persone, mi ritrovo anche io a dover lottare contro la mancanza di tempo, specialmente quando gli impegni si accumulano.

Studiare intensamente o gestire una routine frenetica al lavoro può rendere difficile dedicare momenti ad aprire un libro e delle volte mi capita di addormentarmi dopo solo qualche pagina perché i miei occhi non reggono più.

La mancanza di tempo e la stanchezza sono il motivo principale che mi ha convinta a provare degli audiolibri. Sorprendentemente ho trovato una soluzione per colmare il baratro tra il desiderio di leggere e la realtà degli impegni.

Gli audiolibri per me si sono presentati come un’alternativa rivoluzionaria, mi offrono la possibilità di immergermi nelle storie che preferisco senza dover tenere un libro tra le mani.

La loro magia risiede proprio nell’abilità di trasformare i momenti quotidiani in opportunità di lettura: dal tragitto casa-lavoro agli allenamenti in palestra, gli audiolibri si adattano alle esigenze di chi ha uno stile di vita frenetico.


Ascoltare un audiolibri mi consente di godere di una storia mentre mi dedico ad altre attività. Sia che si tratti di cucinare, pulire o camminare, l’esperienza di ascolto libera le mani e offre la possibilità di svolgere più compiti contemporaneamente.

La bellezza di questo formato risiede nella loro accessibilità. Con un paio di cuffie e il mondo della narrativa si apre a chiunque, anche a coloro che potrebbero avere difficoltà nella lettura tradizionale.
Per non parlare del fatto che è possibile ascoltare un grande numero di storie senza occupare spazio in libreria.

Tutte le piattaforme offrono audiolibri interpretati da attori e doppiatori professionisti, trasformando l’esperienza in un viaggio sensoriale coinvolgente. Le voci accattivanti e le interpretazioni appassionate aggiungono un nuovo livello di coinvolgimento.


La mia esperienza con questo formato ha cambiato il mio approccio alla lettura, trasformando i momenti apparentemente inutilizzabili in opportunità di crescita personale attraverso storie coinvolgenti.

Gli audiolibri non sono solo una soluzione pratica alla mancanza di tempo, ma aggiungono anche un tocco di magia alla nostra quotidianità.

Dopo aver provato diverse piattaforme mi sono purtroppo trovata a dover rinunciare al piacere di questo formato, indecisa tra quale servizio scegliere per i miei ascolti.
Da poco ho scoperto BookBeat, una piattaforma arrivata in Italia da poco che si sta rivelando una compagna affidabile nella mia ricerca di equilibrio tra gli impegni e la passione per la lettura.

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Recensione “La pietra di Crono” J.M. Rivers

È l’oggetto magico più potente della Storia, usato per ingannare e sconfiggere il padre degli dèi. Si tratta della pietra di Crono, e chiunque la possegga ha il potere di controllare il tempo a suo piacimento.
Harleck lavora per i De’ Bisognosi, importante famiglia della malavita newyorkese. Spietato e senza scrupoli, è pronto a tutto per raggiungere i suoi obiettivi, anche uccidere la sua futura sposa nel giorno del matrimonio.
Quando però il suo boss decide di sbarazzarsi di lui, Harleck rimane intrappolato in una situazione senza via d’uscita. È allora che la pietra di Crono finisce nelle sue mani, catapultandolo nel futuro, un tempo oscuro dove nulla è più come lui ricorda.
Il tradimento subito nel passato ha avuto conseguenze disastrose e adesso il potere è in mano a un temibile tiranno che governa sul nuovo mondo.
Tra mostri mitologici, gladiatori nell’arena e rituali sanguinosi, Harleck dovrà imparare a usare i poteri della pietra per sconfiggere i propri demoni e combattere la guerra del futuro.

La pietra di Crono” è un romanzo fantasy distopico con tinte mitologiche scritto da J.M. Rivers, pubblicato in self publishing su Amazon ad ottobre 2023. Si tratta del primo volume di una trilogia di target new adult, narrata attraverso un multi POV.

La prima cosa che mi ha incuriosita di questo libro è il mix di generi, personalmente adoro il fantasy mitologico ed ero sicura che il pizzico di distopico avrebbe reso tutto più intrigante.
Sono rimasta davvero soddisfatta dell’equilibrio tra questi tre generi che, seppur diversi, si sposano benissimo in un romanzo che è davvero scorrevole e coinvolgente.

Ammetto che il mio 2024 di libri è partito un po’ in ritardo, tra una cosa e l’altra, ma questo libro mi ha dato la spinta giusta per iniziare l’anno.
In totale il romanzo conta poco meno di duecento pagine che, inutile dire, ho divorato in pochi giorni.

La mia velocità nel leggere è stata agevolata ancora di più dallo stile della narrazione. Non l’ho trovato affatto pesante e il modo in cui tutti i capitoli sono scritti è davvero semplice, per me si tratta di un dettaglio non da poco e che aiuta tanto nei periodi in cui non posso stare dietro a letture eccessivamente impegnative.

Riguardo alla scrittura e allo stile sento di dover aggiungere che, personalmente, ho trovato questo romanzo scritto in maniera ottima. La penna dell’autore è davvero morbida e la lettura non risulta acerba o difficile da digerire. Per trattarsi di un esordio devo dire niente male, anche se come per ogni cosa ci sono spunti per il miglioramento e per fare sempre meglio!

Durante la lettura ho trovato davvero tanti stimoli interessanti e che mi hanno incuriosita tantissimo. Diciamo che la storia offre diversi punti interessanti che non fanno altro che rendere la storia più curiosa e dinamica.

Ho trovato interessante anche lo sviluppo dei flashback e dei viaggi nel tempo, che hanno dato un po’ di movimento al racconto. L’intreccio di passato, presente e futuro secondo me è stato davvero ben gestito e ha resto la storia ancora migliore di quanto poteva essere. I personaggi nei tre tempi differenti mi hanno fatto riflettere molto sul tempo e sul suo scorrere, oltre che sulle nostre azioni e sull’impatto che queste avranno sul futuro, nostro e degli altri.

E poi a proposito degli ultimi capitoli, li ho trovati davvero inaspettati. Ci sono state delle rivelazioni finale che AIUTO!
La parte finale è stata la ciliegina sulla torta che ha completato il quadro, il colpo di scena era inaspettato e sono rimasta delusa da me stessa solo perché non me lo ero affatto immaginata!

Ho trovato i personaggi abbastanza interessanti e adeguati alla storia, hanno tutti un background passato che mette curiosità e lascia in sospeso ma sinceramente avrei preferito un po’ più di profondità. Penso che la loro caratterizzazione sarebbe potuta emergere un po’ di più e a tratti li ho trovati abbastanza immaturi o banali, però sono certa che nei seguenti libri della trilogia ci sarà spazio per migliorarli tutti e saperne ancora di più su di loro.

L’ultima scena, che si trova dopo i ringraziamenti e stavo per non leggere per errore, ci lascia un incipit davvero interessante per quello che sarà il secondo libro. A questo proposito posso dirvi che sono davvero, ma davvero tanto, curiosa!
Insomma, quando arriva?

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Recensione “This Woven Kingdom” di Taereh Mafi

Per il mondo, Alizeh non è altro che un’umile serva, e non l’erede scomparsa dell’antico regno Jinn costretta a nascondere la sua identità. Il principe ereditario Kamran conosce le profezie che annunciano la morte del re, ma può immaginare che la serva dagli occhi misteriosi, la ragazza che non riesce a togliersi dalla testa, sconvolgerà il suo regno e il mondo intero. E mentre gli animi si infiammano e la guerra divampa oltre le mura del palazzo, la posta in gioco diventa sempre più alta…

This woven kingdom” è un romanzo fantasy young adult con sfumature rosa di Taereh Mafi, pubblicato da Fanucci Editore nel 2023.

Ero molto curiosa di iniziare questa lettura, tanto che dopo poco l’uscita ho deciso di recuperarlo. Purtroppo per vari problemi ci ho messo molti mesi per finirlo e l’ho concluso giusto in tempo negli ultimi giorni di dicembre.

Con queste premesse so che la recensione si prospetta poco positiva, ma il trascinarsi di questa lettura per tanti mesi è dipeso da diversi fattori.

Una delle prime cose che vorrei dire è che le atmosfere sono davvero pazzesche. Sapevo già prima di iniziare che questo romanzo era ispirato alla storia e alla cultura persiana ed è ciò che mi ha convinta a recuperarlo il più in fretta possibile.

Leggendo questo libro mi sono sentita davvero trasporta nelle atmosfere che l’autrice voleva trasmettere, tra mercati di spezie e giornate assolate.

Su questo punto di vista il libro è totalmente approvato ed è per questo motivo che ho deciso di continuarlo nonostante le criticità.

Dopo i primi capitoli, passata l’introduzione alla storia, ho iniziato a fare fatica durante la lettura. I capitoli non sono scritti male e anche la traduzione mi è sembrata attendibile, però ho davvero faticato a tenere alta l’attenzione e a leggere con costanza. Nei momenti da dedicare alla lettura la mia voglia di riprendere questo libro era davvero sotto lo zero.

Questa sensazione è andata avanti fino ai 3/4 della storia, quando ho deciso di fare una maratona forzata dei libri che proprio non volevo portarmi anche nel 2024.

Inaspettatamente l’ultima parte mi ha preso davvero tanto e forse nel giro di un paio di giorni sono riuscita a concluderlo.

L’ultima parte ha finalmente visto un po’ di azione e mi sono lasciata prendere abbastanza, i pezzi del puzzle hanno finalmente ricominciato a quadrare e gli ultimi capitoli sono stati pazzeschi. Il finale è davvero inaspettato e il libro si chiude con due notizie che mi hanno lasciata a bocca aperta. Ammetto che una un po’ la immaginavo, mentre l’altra non la sospettavo neanche, però per entrambe secondo me ci sarebbe voluto qualche indizio in più perché sono fatti che cascano dal cielo e basta. Sono semplicemente piazzati lì e il resto accade di conseguenza.

La narrazione risulta rigida e forzata, tra le pagine emerge la scaletta di fondo che guida gli eventi e fra i tanti problemi mi è sembrato come se non ci fosse argomentazione di nulla.

Succede qualcosa, all’inizio i personaggi reagiscono [oppure no] e tutto finisce lì per poi ricominciare con lo stesso schema. Ci sono tante cose che succedono, molte volte anche sconnesse tra loro, e che non riuscendo a collegarsi sembrano poste a caso solo perché c’era dello spazio da riempire.

Si intravede la struttura iniziale da cui la storia è stata sviluppata perché l’azione è tutta concentrata in: inizio, svolgimento [ con tantissime robe a caso, un pizzico piccolissimo di azione e tante descrizioni noiose] e fine. A lettura conclusa gli eventi importanti che ricordo corrispondono a questi tre punti e davvero si contano sulle dita di una mano.

Le tinte rosa dipendono tutte da un colpo di fulmine improvviso tra i due personaggi e sinceramente: MEH. Ho letto dei romantasy migliori e in questo non ho trovato pathos o passione. L’amore c’è solo perché deve esserci, i protagonisti si sono visti una volta [neanche in modo chiaro dato che era notte] e puff, sono partiti. Capisco il voler rendere il romance più soft dato che comunque si tratta di uno young adult, ma anche se avessi letto questo libro a tredici anni lo avrei trovato senza senso. Come possono due personaggi innamorarsi senza essersi visto o parlati ma solo scontrandosi in strada?

Kamran è al pari di un cencio sporco che non sa quello che vuole.

In coppia lui e Alizeh non mi sono piaciuti affatto, ma pressi singolarmente hanno entrambi un minimo di crescita e dei motivi per essere come sono.

Alizeh è una principessa perduta costretta a scappare e a nascondersi nelle classi più base della società, del suo personaggio ho apprezzato la forza e il desiderio di farcela anche nei momenti difficili. Invece per quanto riguarda Kamran mi è piaciuto di più leggere le sue difficoltà legate alla famiglia e alla corona che prima o poi spetterà a lui. Molto carino il background dedicato alla sua infanzia ma penso che sarebbe stato più dinamico inserirlo prima, giusto per evitare di lasciare tutto alle ultime cinquanta pagine.

Il grande problema di questo romanzo è proprio la pessima distribuzione di azione e informazioni succose, nelle prime trecento pagine succede poco e la storia è lentissima, mentre nelle ultime sessanta succede tutto il possibile e l’immaginabile.

Il che è abbastanza divertente dato che verso pagina duecento ho iniziato a pensare di mollare il libro e di venderlo su Vinted.

Vista la fama dell’autrice per la saga “Shatter me” [che a questo punto non leggerò mai perché ci sono tantissimi libri e tutto questo mi sa di frammentato] mi aspettavo di meglio e speravo in una storia più coinvolgente.

Sono davvero delusa dal fatto che questo romanzo si sia “salvato” solo per le ultime pagine perché mi aspettavo di essere super presa.

Ad essere sincera non mi sento proprio di consigliare questo libro poiché per il 70% l’ho trovato deludente e non degno dell’ hype che aveva, a sapere prima che avrei letto 200 pagine di niente, non lo avrei neanche considerato per la wishlist.

Sono davvero combattuta però perché le ultime righe rivelano un colpo di scena così clamoroso che su due piedi avrei voluto comprare il secondo libro per sapere come andava avanti la storia. Con il ritorno della razionalità però mi sono iniziata a chiedere se effettivamente ne sarebbe valsa la pena, ormai titubante sulla capacità dell’autrice di scrivere storie con un minimo di equilibrio tra le scene. Sono curiosa di sapere come proseguirà la storia, ma non so se questo basterà per sopportare un altro libro con duecento pagine di noia. Mi riserverò questa possibilità per il futuro!

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Recensione “Per Aspera ad Astra” di Chiara Saccuta| Lumien Edizioni

Ambrosine ha diciotto anni quando viene promessa in sposa ad Harald Arpinia, futuro Signore Planetario di Giove. Lei è la scelta ideale: è la pupilla dalla famiglia Lira, figlia dell’inventore dei motori a curvatura, istruita al combattimento e alle buone maniere delle più potenti famiglie stellari e, soprattutto, l’Incarnazione Stellare di Vega, la quinta stella più luminosa del cielo.
Quando la sua astronave raggiunge il satellite Europa, Ambrosine fa la conoscenza del secondogenito della famiglia gioviana, e le carte in tavola iniziano a mutare. Fra Edward e Ambrosine cresce un’attrazione magnetica che rompe gli equilibri di potere del Kosmos, svelando i segreti dei più importanti clan stellari della Via Lattea.
Ma il loro incontro non sarà l’unica cosa a minare il successo dell’unione fra famiglie: il ritorno del clan sovversivo dei Nox porterà infatti a galla una terribile verità in grado di sconvolgere la galassia. Le grandi autorità del Kosmos si muoveranno per impedire che la Via Lattea venga scossa da una nuova guerra, ma le sorti di un futuro incerto finiranno per crollare sulle spalle di Ambrosine ed Edward, designati, fin dall’inizio, a caricarsi di un peso che potrebbe schiacciarli.
Fra dissidi familiari, complotti interstellari e antiche faide irrisolte, Edward e Ambrosine dovranno riuscire a trovare il loro spazio nell’universo, e a sopravvivere ai misteri che minacciano il Kosmos.

Per Aspera ad Astra” è il primo volume di una saga fantasy romance di Chiara Saccuta, uscito a novembre 2023 per Lumien Edizioni.

Quest’anno la casa editrice mi ha lasciata davvero con una gioia dopo l’altra, sempre soddisfatta dei libri letti e più leggo loro pubblicazioni, più sono stupita dalla qualità e dalla cura che si cela dietro ogni volume.

Il mio 2023 è stato costellato di fantasy romance, ormai ne esistono per tutti i gusti e gli scaffali sono pieni di romanzi del genere con trame in tutte le salse. Ci sono tantissimi pregiudizi su questo genere [che solitamente arrivano dai lettori più “adulti”] e posso dirvi che negli ultimi mesi ne ho letti di tutti i tipi: di belli e di brutti, di amati e di amari… Ma “Per Aspera ad Astra” li batte davvero TUTTI.

Le aspettative prima di iniziare questo libro erano davvero altissime, so già che le pubblicazioni di Lumien sono bella roba e ormai partire già convinta che il libro sarà mozzafiato è normalità.

Per altro sono una bambina curiosa cresciuta con il naso all’insù, che in estate trascorreva le serate in terrazza ad osservare le stelle. La passione per astri e corpi celesti mi accompagna fin da quando sono piccola, anche se rivelo questo mio amore molto raramente.

Dunque, potevo non innamorarmi di una storia ambientata tra le stelle?

Il worldbuilding è una cosa davvero spaziale, in tutti i sensi! La storia è ambientata tra stelle e pianeti, con un ritmo che trasporta nel cielo notturno più profondo.
La magia è fornita dagli astri e dai pianeti che donano alle loro incarnazioni forza e potere.
Non avevo mai letto nulla di simile prima e già su questo punto sono rimasta sbalordita e affascinata, secondo il mio giudizio l’autrice ha creato qualcosa di davvero strepitoso e inaspettato.

Mi piacerebbe tanto dirvi che ho divorato questo libro, ma sfortunatamente non è stato così perché a causa di alcuni impegni la lettura è stata molto più lenta del solito. Però posso assicurarvi che tra una pausa dallo studio e l’altra la mia mente ritornava sempre nel Kosmos, facendomi pensare ad Ambrosine ed Edward.

Un altro grandissimo punto a favore di questa storia sono proprio i personaggi: mi sono affezionata tantissimo a loro e devo dire che ognuno ha proprio un bel caratterino [senza fare nomi eheh]. Gli “eroi” di questa storia mi sono piaciuti proprio tanto, man mano che la narrazione va avanti e la vicenda diventa più complessa non perdono il loro carattere ma si fortificano e diventano sempre più tosti. Poi ho apprezzato molto i background di ognuno di loro e i piccoli “segreti” hanno solo reso la storia più interessante.
Ora mi tocca fare un inchino anche ai “cattivi”, che mentre in tante altre storie sono cattivi e basta solo perché essere buoni era banale, qui hanno davvero delle motivazioni concrete per fare ciò che fanno. Tutto fa parte di un grandissimo piano già deciso!
Ho apprezzato moltissimo che ci fosse la possibilità di vedere più lati di ognuno di loro e di spiare negli angoli nascosti della loro vita.
Insomma insomma, Chiara ha creato dei personaggi che non sono facilmente dimenticabili.

A questo proposito, anche se le classifiche ufficiali non sono ancora state stilate, penso di poter dire che questo è il miglior fantasy romance del 2023. È davvero un libro pazzesco, sia che stiate cercando un fantasy bello corposo o una storia d’amore che vi porti a sognare tra le stelle.

La narrazione si muove su due POV, quello di Ambrosine e l’altro di Edward. Ho trovato azzeccata questa scelta perché due punti di vista sono ottimi per dare dinamicità alla storia senza fare impazzire i lettori.

E ora lasciatemi dire una cosa, grazie:
PIÙ FANTASY ROMANCE COSÌ PER PIACERE

Partiamo da un presupposto: quando c’è romance in un qualunque genere, sono terrorizzata che la storia d’amore rovini tutto il resto. Prendete questa mia affermazione con le pinze, non voglio assolutamente svalutare il romance ma purtroppo ne ho letti troppi scritti male [ormai lo considero come un trauma].
Insomma, il romance per me è sempre un po’ un incognita perché non posso essere certa di apprezzarlo.

Questa volta però…
Io non so esattamente come dirlo perché le mie parole non potranno mai essere abbastanza, però la storia d’amore tra Ambrosine ed Edward [ma anche quelle tra altri personaggi che non cito per gli spoiler] è un qualcosa di davvero straordinario.
Ho adorato dall’inizio come il loro rapporto ha avuto origine e poi si è sviluppato, mi sono piaciuti proprio tanto e vederli così legati in alcuni capitoli mi ha davvero scaldato il cuore.
Su questo devo fare proprio i complimenti a Chiara perché per farmi apprezzare così tanto il romance ce ne vuole.
Poi ehi, a questa Barbie piace lo slow burn e in questo libro è scritto troppo bene.

E comunque come si dice quando in una storia è tutto al posto giusto?
Questo romanzo è perfetto sotto ogni punto di vista, non ci sarebbe un capitolo che avrei tolto o una virgola che avrei spostato. Tutta la storia ha una sua continuità e non resta che scoprirla pagina dopo pagina.

“Per Aspera ad Astra” è un piccolo capolavoro del fantasy, anche il modo in cui è scritto mi ha dato un senso di “casa” e di comfort che purtroppo ultimamente mi è difficile trovare.

Ho apprezzato tanto che tra le pagine l’autrice abbia inserito il bisogno e il desiderio della ricerca di noi stessi. Quante volte ci siamo chiesti il “perché” delle cose solo per realizzare in seguito che tutto fa parte di qualcosa di più grande?

Concludere questo libro mi ha davvero emozionata e leggendo anche i ringraziamenti mi è scesa giù qualche lacrimuccia. Un abbraccio forte forte a Chiara perché se lo merita davvero❤️‍🩹

E comunque il finale è così illegale [e mi mette così tanto hype] che mi rotolerò in terra finché il seguito non esce.
PAZZESCO!

Anche questa recensione si conclude qui, prima di lasciarti andare ti ricordo che infondo alla pagina troverai una casella dedicata alla newsletter, iscriviti per non perdere i prossimi articoli!

Recensione “Il battito dell’orologio” di Marta Destler

Gli Orologi segnano quanto tempo separa due Anime Affini. Quello di Harriet, però, è rotto, ma lei è disposta a tutto pur di scoprire perché. Anche a superare le leggi del Tempo. Ma la scienza che tanto ama non le darà le risposte che cerca. Può l’amore trascendere il tempo?

Ovunque, anche a Cambrica, gli Orologi scandiscono il tempo che separa una persona dalla propria Anima Affine, o anima gemella; ma non quello di Harriet Seward. Nonostante segni sempre l’ora esatta, il suo è irrimediabilmente rotto, come nessun altro Orologio al mondo. Ormai si è rassegnata: è destinata a una vita senza la sua Anima Affine. Ma Harriet è determinata a diventare un’Orologiaia, per studiare la scienza di questi misteriosi oggetti e capire perché solo il suo è così, dovesse smontarlo pezzo dopo pezzo. Niente la terrà lontana dal suo sogno, non la famiglia men che meno le inflessibili leggi del tempo.

La sua ricerca sembra prendere una piega inaspettata quando si trasferisce in un appartamento impregnato di una storia intrigante ma fantasiosa. Lì, Harriet scoprirà che il suo Orologio non è l’unico a essere rotto. Di chi è quel vecchio rottame abbandonato in soffitta? E come fa l’Anima al suo interno a battere senza un proprietario?

Con l’irrazionale compagnia di uno sconosciuto che infesta i suoi sogni in un mondo in bianco e nero, Harriet dovrà espandere le sue ricerche. I suoi studi l’aiuteranno a risolvere il dilemma o dovrà fare i conti con una realtà in cui persino la scienza che tanto ama è incapace di spiegarsi una tale anomalia?
Soprattutto, può l’amore trascendere il tempo?


“Il Battito dell’orologio” è il romanzo di esordio di Marta Destler, primo di una probabile saga “Cambrica Chronicles”.

La prima cosa che mi ha affascinata di questo romanzo è il mix tra generi: fantasy, cyberpunk e romance si intrecciano in una storia meravigliosa. Si tratta di un mix alquanto variegato, in cui ho notato anche un po’ di tinta vittoriana, che per quanto curioso ha dato vita ad una storia interessante.

Il worldbuilding è un qualcosa di davvero strepitoso, l’ho trovato così originale da rimanerne totalmente affascinata.
Il funzionamento del sistema è garantito dalla presenza degli orologi, che diventano presto il punto focale di questa storia.

Infatti la protagonista, Harriet, è una ventitreenne studentessa di meccanica che si interroga fin da bambina sul suo orologio rotto. Ci potrà mai essere una soluzione a delle lancette che non vogliono scorrere come dovrebbero?

A questo punto è quasi scontato dire che mi sono innamorata del suo personaggio, con lei ho da subito avvertito empatia e a tratti mi sono rispecchiata nel suo modo di essere.
Nonostante il suo orologio rotto sia una vera e propria condanna, come se non bastasse c’è anche la sua famiglia a metterle i bastoni tra le ruote. Suo padre e i suoi familiari più anziani infatti non la vorrebbero vedere tra le biblioteche accademiche ma sposata con un buon partito e madre di famiglia.

Harriet invece è allo stesso tempo una donna ribelle e una personalità tranquilla e pacata, che va per la sua strada e rincorre i suoi obiettivi. A tratti è un po’ impulsiva, ma l’unica cosa certa è che è una scettica.

Per me è stato davvero un personaggio ispiratore, gentile ma forte, è una di quelle protagoniste che vorresti tirar fuori dalle pagine d’inchiostro per tenerle al tuo fianco nella realtà.

La sua storia è davvero emozionante, ho sottolineato un sacco di frasi in questo libro che per me è davvero un esordio straordinario.

La narrazione si è rivelata fluida e scorrevole, mi sono fatta prendere tantissimo da questo mattoncino e penso mi rimarrà nel cuore per un bel po’.

“Il battito dell’orologio” è una lettura perfetta per accompagnare le serate davanti al caminetto, magari con una buona tazza di tea caldo e il sottofondo del tempo che scorre.

Proprio il tempo è una delle tematiche di questo libro, fidatevi perché dopo la lettura non potrete non rivalutare tutto.
Come il tempo scorre, come il suo andare avanti ci guarisce o ci fa male ancora di più.

Queste pagine sono davvero spettacolari.

Un altro dei temi presenti in questo libro è quello del destino: ogni orologio è destinato ad un altro, ogni anima cerca la sua affine e l’orologio segna il tempo che manca al suo incontro.
Ma nel caso di un orologio rotto, che non segna un tempo possibile per tutto questo?

Delle volte forse può capitare di non essere destinati a nessuno, ma non per questo si è soli al mondo.

Ho apprezzato tantissimo Harriet perché nonostante questa condanna è riuscita ad andare avanti, a procedere nelle sue passioni e a crearsi una sua strada anche quando gli altri non voleva e tentavano di ostacolarla.

Questa lettura è stata così straordinaria da riuscire a trasmettermi qualunque tipo di emozione: quella che mi resta alla fine è la malinconia, ma di sicuro nella mia prossima lettura sentirò la mancanza di queste pagine.

Con il romance poi non sono tanto ferrata, non vado pazza per le storie d’amore e temo sempre per possibili sviluppi che possano rovinare il libro. Invece dopo averlo concluso posso dirvi che questa è la storia di due innamorati più bella che io abbia letto quest’anno, ma probabilmente anche da molto più tempo.

Le sfumature rosa arrivano lentamente, non sono troppo eccessive ma andando avanti con la lettura non facevo altro che ricercarle.
È quel tipo di storia d’amore che non fa rumore ma riesce a farti venire le lacrime agli occhi, con un piccolo lume di speranza per un lieto fine.

Però non vi scoraggiate perché in questa lettura non ci saranno solo sfumature tristi ma anche sublimi: la parte iniziale riguardante il Moonlit Zeppelin mi ha fatta letteralmente impazzire, il libro trasmette troppo bene le atmosfere e sono certa che vi sentirete calati al suo intero fino al collo.

Questa parte in particolare, ma un po’ tutto il libro per alcuni dettagli, mi ha ricordato su molti aspetti “In fuga da Houdini” di Metri Maniscalco, che è uno dei miei libri preferiti.
A questo punto voglio anche citarvi qualche trope in comune [o quasi]:
• il circo, gli spettacoli e i tarocchi
• l’epoca dalle tinte vittoriane
• gli scandali
• la ricerca del “vero amore”
• un direttore del circo parecchio misterioso [Mefistofele crush della vita, ma teniamo d’occhio anche Mr. Lance]

Ho davvero amato questo libro ma sono costretta a mettere un punto anche a questo articolo, vi ricordo che infondo alla pagina c’è una casella dedicata alla newsletter, iscrivetevi per non perdere le prossime recensioni!

Recensione “Liwaria – Il volto della morte” di Giada Abbiati | LIWARIA SAGA

Dopo la sconfitta di Agares, Hilya viene richiamata nella Terra delle Squame di Drago per celebrare la supremazia sui Senzaluce. Ma se le ombre di queste creature le sembravano impossibili da dissipare, quelle che si celano sotto Liwaria sono persino più dense e difficili da estirpare.

Mentre il tradimento di Aislinn riporta in vita Maelia e i suoi eserciti di morti, Hilya è costretta ad abbracciare il suo ruolo di paladina e affrontare le ombre del passato di Liwaria e delle ostilità tra i popoli, di cui però non conosce né genesi né soluzione. Dalle montagne di Caude alla Foresta delle Conifere Blu, il mondo sta morendo e nemmeno la spada di diamante blu può arrestare un declino annunciato e, anzi, fomentato da chi dice di voler proteggere il continente. Hilya si ritroverà di nuovo al centro delle macchinazioni dei sovrani, dei soldati pentiti e dell’Elfa Nera. La Senzaluce, a sua volta, brama il riscatto e la morte sopra ogni altra cosa, in una somiglianza pericolosa con il destino di Hilya, che dovrà scontrarsi di nuovo con la propria natura di mezzosangue e pagare lo scotto di chi Liwaria l’aveva abbandonata già molto tempo prima di lei.

Combattendo la volontà di mollare la spada e condannare quelle poche persone che ha ancora al proprio fianco, Hilya dovrà guardare la morte in faccia… con il rischio di assumerne il volto.

Liwaria – Il volto della morte” è il secondo volume di una saga fantasy scritta da Giada Abbiati e pubblicata in self publishing su Amazon. Il secondo libro di questa saga spettacolare è uscito in questo mese di dicembre, e ringrazio l’autrice per avermi permesso di leggere il libro in anteprima e rituffarmi nella mia amata Liwaria.

TROVI LA RECENSIONE DEL PRIMO VOLUME CLICCANDO QUI

Seguendo Giada sui social durante l’attesa ho avuto modo di saperne di più su questo libro e di ricevere qualche minuscolo spoiler, il che non ha fatto altro che rendermi ancora più curiosa. L’unica cosa certa che l’autrice ha confermato da subito è stata che noi poveri lettori avremmo sofferto tantissimo.

Prima di iniziare il secondo volume ho deciso di recuperare “La promessa del mercante”, un racconto uscito nell’estate 2022 che avevo acquistato subito ma non avevo ancora letto. Dato che ci siamo, ecco tutti i libri che (per ora) compongono questa saga fantastica:

Ammetto di dover ancora leggere la novella gratuita, ma conto di farlo entro la fine dell’anno per completare gli ultimi tasselli che ancora mi mancano.

Prima di iniziare “Il volto della morte”, penso di aver fatto un grandissimo errore: non ho fatto un recap del primo volume per rinfrescarmi la memoria. Pensavo di ricordare a grandi linee tutti i personaggi e la fine della storia, ma ammetto vergognosamente di aver perso qualche pezzo per strada.

Però sfogliando la copia cartacea che è in commercio ho scoperto che, per i lettori smemorati come me, è stato aggiunto un riassunto di qualche pagina che ripercorre gli eventi principali del primo volume.

Il secondo libro inizia subito dopo il primo, per cui non ci sono distacchi temporali grandi ma è come se la storia continuasse.

L’unica cosa che posso dirvi è che è stato un vero piacere rincontrare i personaggi che avevo lasciato più di un anno fa e camminare con loro per le strade di LIwaria.

È stato come ritrovarmi di nuovo con dei vecchi amici, che dopo tanto tempo avevano qualcosa di nuovo da raccontare.

Superate le difficoltà iniziali, [che per me potevano tranquillamente essere superate con un sommario generale dei personaggi, magari mi attrezzerò così per il terzo libro creandone uno personalizzato] sono da subito riuscita a calarmi in pieno nella storia e la narrazione mi ha preso davvero tantissimo.

La situazione si fa sempre più complessa, ci sono tasselli del puzzle che vanno al loro posto, altri che invece risultano vuoti e colpi di scena che da un momento all’altro fanno variare il disegno che stava prendendo forma.

Lentamente iniziano ad entrare in scena vari personaggi, le situazioni si fanno sempre più tragiche e sono rimasta con il fiato sospeso per diversi capitoli.

Purtroppo il periodo degli esami e la mia sonnolenza perenne non sono andati molto d’accordo con i capitoli più lunghi, ma in un modo o nell’altro ce l’ho fatta.

Ancora una volta Giada è riuscita a stupirmi, la storia è davvero spettacolare e costellata da colpi di scena che sono certa avranno fatto impazzire tanti altri oltre me.

Una delle prime differenze di cui mi sono accorta rispetto al primo libro è lo stile: non che ne “La spada di diamante blu” fosse malvagio, ma in “Il volto della morte” si avvertono tutti i miglioramenti e il perfezionamento della narrazione. Si sente che c’è studio e una penna ancora più matura e, considerando il tempo tra la pubblicazione di un libro e l’altro, si tratta di un progresso non indifferente.

Dunque la narrazione è ancora più fluida, se dovessi definire la lettura con un aggettivo sarebbe “morbida” (evviva le sinestesie) perché dedicare tante ore a questo libro non mi ha pesato affatto.

E a proposito della mole…

Prendetevi il giusto tempo perché questo volume è bello sostanzioso! Io ho letto la mia copia in digitale sul Kindle (sia ringraziata la stima di tempo di lettura che mi permette di capire se ho abbastanza forze o meno per concludere un capitolo!) e secondo il mio dispositivo ci sono volute più di 13 ore per concludere questo libro.

Io penso siano state le ore meglio spese durante l’anno per un libro.

Se qualcuno mi chiedesse qual è secondo me il miglior fantasy scritto da un autore/autrice italiana probabilmente io risponderei che Liwaria batte tutti. Negli ultimi anni ho letto un bel po’ di libri di autori italiani, soprattutto di fantasy e simili, e in nessuno ho trovato la stessa costruzione e gli stessi effetti che questi libri hanno prodotto in me.

Trovo pazzesco il modo in cui Giada è riuscita a conciliare momenti di climax, combattimenti, azione e leggerezza in questa storia. Ogni singola frase è pensata e mirata ad avere un determinato significato in quello che è il grande quadro di Liwaria. Ho davvero amato ogni singola pagina di questa storia e, per richiamare il trend del BookTok: questo è un libro su cui non accetterò critiche.

Quando leggo un libro che mi piace faccio sempre un “confronto” astratto con quello che reputo il libro “migliore” letto di un certo genere. Per me la saga di Liwaria non ha concorrenti perché è in cima alla mia lista di “libri migliori” e non ho davvero altri libri con cui confrontarli (non sto esagerando giuro, al massimo sono pazza).

Ora immaginatevi me che dopo aver concluso un qualsiasi libro faccio tipo:

Io: “Bello questo romanzo”

Sempre io: “Ma bello come Liwaria?”

Io: “No.”

Come per il primo volume anche qui ci sarebbero tantissime cose di cui parlare e fin ora è stato davvero difficile evitare di farvi spoiler per non rovinarvi la lettura.

Una delle cose che mi è piaciuta di più in questo volume è vedere come i rapporti tra i personaggi si sviluppano e continuano a stringersi ancora di più. Il rapporto tra Hylia e Elaryen mi ha fatto davvero commuovere nella parte iniziale, le due compiono un evoluzione sua in singolo che in coppia davvero spettacolare.

Poi sapete già che le sfumature romance troppo cariche non sono per me, infatti nel primo volume avevo apprezzato la quasi assenza di romance tra un capitolo e l’altro ma in questo secondo volume ero proprio alla ricerca dello stesso. Per evitare spoiler non citerò i personaggi, però WOW. Solitamente odio le storie d’amore perché in alcuni libri rendono tutto più banale e le sorti del mondo finiscono per ancorarsi alla storia di due innamorati. Qui oltre alla tensione che si avverte tra i due personaggi in questione, [ma come si fa a scrivere così bene delle scene del genere? Giada Abbiati, tu hai la penna vendetta dagli dei], ho apprezzato molto il fatto che il sentimento amoroso non prevarica sugli ideali e sugli obbiettivi dei personaggi.

Soprattutto nella parte iniziale ognuno resta fedele al suo scopo, senza sacrificare il mondo intero di Liwaria “solo” per amore.

Un altro punto a favore di questo libro sono i trigger warning [trovate tutto sulla pagina dell’autrice] che sono stati inseriti per i lettori dal momento che c’è questa necessità. Quando sono stati pubblicati avevo già iniziato il libro ma non ne avevo riscontrato ancora nessuno. Ammetto di essermi un po’ preoccupata perché pensavo di non riuscire a digerirne alcuni pur essendo consapevole che con l’andare avanti della saga le cose si sarebbero fatte sempre più complesse.

Da un lato pensavo che la mia sensibilità su alcuni temi potesse rovinarmi la lettura, ma tutti i temi affrontati sono stati presi con la giusta mano e trattati adeguatamente.

Spesso temi del genere, che per alcuni lettori possono essere davvero pesanti, sono trattati in modo superficiale e scritti a caso solo perché c’è l’intenzione di rendere più profondo il libro senza però riuscirci [e finendo solo per disturbare chi legge]. In questo caso invece ho trovato ogni TW coerente con la storia e ben contestualizzato al suo intero, tutto ciò che accade ha un senso o uno scopo preciso.

E per finire anche in questo volume l’autrice ha inserito tantissime tematiche etiche e morali che completano ancora di più il quadro.

Già nel primo libro era prorompente la tematica della profezia, mentre questa volta invece si fa sentire sempre di più la necessità di forgiare il proprio destino.

Ormai non è una novità il mio essere nel periodo in cui ho bisogno di trovare qualcosa in più oltre la singola storia e ritrovare argomenti come la ricerca di sé, il potere delle nostre scelte e l’essere artefici dei nostri mali e della nostra felicità non poteva che farmi amare ulteriormente questo libro.

Vi direi che questa recensione si conclude qui, ma so benissimo che tra giorni o settimane potrei accorgermi di qualche collegamento che non avevo inteso subito e tornare ad aggiornare questo articolo. Insomma, la saga di Liwaria non lascerà mai il vuoto nella vostra testa dopo averla conclusa.

[per ora] questo articolo si chiude qui, ti ricordo che infondo alla pagina troverai una casella dedicata alla newsletter, iscriviti per non perdere i prossimi articoli!

LE MIE CITAZIONI PREFERITE DEL LIBRO

“Non ci sono tesori per cui vale la pensa morire. Stronzate. Lui ne possedeva ben due e andavano protetti dalle intemperie… o dai mostri.”

“Era uscita dall’anonimato già da tempo, ma in quell’istante stavano forgiando la sua immagine. Salvatrice? Eroina? Demone Bianca? Avrebbe smesso di essere leggenda o spirito sfuggente, tutti l’avrebbero vista com’era.”

“Per voi sono uno strumento. Forse non molto efficace, ma funziono. Prima o poi, però, gli strumenti si rompono.” Strinse le labbra. “Io ci sarò Dràkehorn, per te e per tutti voi. Fino a quando non mi spezzerò”.

“È, infondo, per una volta era bello non essere sola contro il mondo intero.”

“Quali che siano i tuoi cocci” le disse senza pensare “Io ti aiuterò a tenerli insieme. Il ghiaccio, da solo, non regge neanche le montagne.”

“I cocci tagliano. Più premi per tenerli insieme, più affondano nelle dita.”

“Non lei. Non sua… figlia.”

“Se non avesse avuto paura di quei legami tanto fragili, di quei sentimenti, l’avrebbe abbracciato.”

“Questo non è un mondo di meriti, ma di colpe. E io voglio solo avere la dimostrazione che quello che ho vissuto non me lo sono mai meritata.”

Come trovare i blog giusti per recensire il tuo libro

Quando si entra per la prima volta nel mondo del bookstagram e del booktok è normalissimo sentirsi confusi e spaesati e non sapere come muoversi.
Come scegliere i blog e le pagine con cui collaborare al fine di promuovere il proprio libro?

Continua a leggere per scoprirlo!

Nell’ultimo periodo sto ricevendo, sia per mail che tramite le varie pagine social, tantissime richieste di collaborazione

Ciò mi rende felice, perché significa che tutti i contenuti che mi impegno a creare riescono a raggiungere le persone e addirittura a convincere degli autori a propormi il loro libro per una recensione

Però sapete qual è il problema che tutte queste richieste hanno un comune?
‼️sono quasi tutte fuori target‼️

Mi capita di ricevere tantissime proposte di lettura di libri che sono totalmente fuori dalla mia solita confort zone, ma proprio di libri che non saprei neanche COME recensire😅
Insomma, raccolte di poesie e romance non fanno proprio per me e non sono mai stati presenti su questo profilo, eppure me ne vengono proposti tantissimi🤧

L’articolo che vi propongo è dedicato agli autori, soprattutto a quelli nuovi sui social e che non sanno come muoversi o cosa prendere in considerazione prima di proporre una recensione ad un blogger

Ci sono tantissimi bei profili, ma secondo me per ottenere delle collaborazioni efficaci è necessario scegliere le persone giuste e che sappiano come lavorare bene 💻

Ovviamente non ci sono formule magiche che vi assicureranno delle collaborazioni felici, ma chiarirvi le idee su chi state cercano non potrà che aiutarvi✨

Ho sentito spesso lamentele da parte di autori che raccontavano di aver inviato copie e di non aver ricevuto in cambio una recensione [oppure una recensione negativa data dal fatto che il blog che ha accettato il libro non legge il genere di cui fa parte😅] quindi ricordate sempre di avere rispetto anche per la vostra opera e di non sminuirla regalandola a gente a caso. Purtroppo non tutti siamo brave persone.


INNANZITUTTO, GLI ERRORI DA NON FARE

1. Non prendere in considerazione i valori e i modi di fare delle pagine che si vuole contattare

2. Scrivere a persone che non conosci e che hai iniziato a seguire 3 secondi fa

3. Il messaggio copia-incolla uguale per tutti

4. Proporre il tuo libro ad una pagina basandoti solo sui numeri

5. Scrivere a pagine totalmente fuori dal genere della tua opera [come può una persona che legge e parla solo di romance apprezzare un dark fantasy?]

Ci sono tantissime persone che pur di avere una copia gratis accetterebbero qualunque libro [per poi far uscire una recensione negativa o non farla uscire affatto] dunque sta all’autore tutelare se stesso e il suo libro.

Scrivere e pubblicare è un vero e proprio lavoro e purtroppo ci sono tante persone che non lo capiscono, prendono la loro copia e poi spariscono nel nulla. Collaborare non significa ricevere una recensione a 5 stelle in cambio di una copia fisica, ma mettere in moto un meccanismo di scambio tra blogger e autore.
Il rispetto, da entrambe le parti, è la base per avviare delle sane collaborazioni.

Ecco i parametri che dovresti prendere in considerazione quando decidi di scrivere ad un blog per una collaborazione/recensione

• i generi che il blog tratta
• il modo in cui parla di libri
• il modo in cui interagisce con altri autori
• come risponde al pubblico
• come parla di altri libri/collaborazioni
• controlla se c’è una cartella dedicata alle collaborazioni con autori

Fatte queste azioni è già possibile capire quali blog possono essere giusti o meno per promuovere un’opera.
Ogni libro è a sé ed è destinato ad un certo pubblico, ma penso che potremmo essere tutti d’accordo che un profilo che parla solo di romanzi storici non potrebbe avere la giusta base per recensire un contemporary romance [e neanche il pubblico di questa pagina probabilmente apprezzerebbe].

Ci sono tante eccezioni e casi particolari [ogni persona ha i suoi metodi dopotutto!] ma uno dei consigli più grandi che penso di poter dare è di prendere del tempo per capire come un certo blog lavora.
Un commento o una risposta alla storia sono sempre una buona occasione per conoscere chi gestisce un blog e c’è dietro la pagina.

Se vi ostinate a scrivere messaggi impersonali e copia-incolla e a passare i giorni a spammare il vostro ebook nelle caselle mail di tutti i blog che trovate online, vi assicuro che i riscontri saranno pochissimi e rischierete anche di perderci la faccia.

Consapevolezza delle proprie azioni prima di tutto!

Curiosɜ di saperne di più sull’argomento?
Allora continua a seguirmi perché nelle prossime settimane ci saranno altri post dedicati!

Recensione “La LIngua delle Spine” di Leigh Bardugo | Mondadori

Un mondo di oscuri affari stipulati al chiaro di luna, città infestate da spiriti, foreste inquietanti e bestie parlanti. Qui la voce di una giovane sirena può evocare tempeste mortali e un fiume può eseguire gli ordini di un ragazzo innamorato, ma solo a un prezzo indicibile. Ispirandosi a miti, folklore e fiabe, Bardugo ha scritto una raccolta di racconti straordinariamente ricchi di atmosfera, pieni di tradimenti, vendette, sacrifici e amore. Perfetti sia che siate suoi nuovi lettori sia che siate fan accaniti, questi racconti vi trasporteranno in terre familiari e misteriose, in una realtà pericolosamente intessuta di magia che milioni di persone hanno conosciuto e amato attraverso i romanzi del GrishaVerse.

“La lingua delle spine” è una raccolta di Leigh Bardugo arrivata in Italia grazie a Mondadori a novembre 2023.

Pur facendo parte del GrishaVerse per leggere questo libro non è necessario aver già letto i libri della serie e può essere iniziato anche singolarmente.

Se non siete nuovi su questi schermi dovreste già sapere quanto ho amato la trilogia di “Tenebre e Ossa” (che a proposito, è PERFETTA da iniziare in questo periodo) e dopo aver letto anche i due libri della serie “La Nona Casa”, ogni libro della Bardugo per me è immancabile.

Il libro è composto da ben sei racconti, ispirati sia all’Est Europa (chi non è nuovo nel GrishaVerse sa già) ma anche al resto del mondo. Sono tutti racconti già conosciuti ma ammetto che non avevo intuito le storie originali subitissimo. Le storie sono calate nel mondo Grisha e sono molto più dark rispetto alle originali, anche i personaggi sono alquanto morally grey. Inoltre non si tratta solo di rivisitazioni vere e proprie di storie già conosciute, ma anche di storie inventate dei personaggi (cattivi e non) delle storie della nostra infanzia più famose.

In seguito nelle note dell’autrice c’è scritto che “La lingua delle spine” era inizialmente un prequel di “Tenebre e Ossa”, che avrebbe dovuto raccontare delle storie che i personaggi principali della trilogia avrebbero potuto ascoltare nella loro infanzia. Tutto è iniziato dal racconto di “Hansel e Gretel”, che ha dato avvio ad una serie di racconti molto oscuri e che mettono sempre in luce i veri cattivi delle storie più famose.

Non voglio fare troppi spoiler, quindi mi limiterò a dire che i miei preferiti sono stati il primo e l’ultimo. Soprattutto per l’ultimo ho capito solo alla conclusione chi era in realtà la protagonista: Ursula, la famosissima villan della Sirenetta.

Inoltre ogni racconto di questa raccolta è impreziosito dalle illustrazioni di Sara Kipin, che hanno reso ancora di più l’atmosfera del GrishaVerse. Non vedo davvero l’ora che il volume cartaceo di questo libro sia nelle mie mani per ammirarlo e dargli le giuste attenzioni.

Come al solito la penna della Bardugo è super fluida e scorrevole, infatti tutti i racconti mi hanno totalmente presa e sono riuscita a concluderli in pochi giorni.

Sono davvero contenta di aver scoperto questa uscita, vista anche la poca rilevanza che ha avuto “Il demone nel bosco”, poiché il GrishaVerse è uno dei miei universi letterari preferiti.

Insomma, una raccolta da recuperare sia che siate nuovi o meno nell’universo Grisha.

Anche questo articolo si conclude qui, ti ricordo che infondo alla pagina troverai una casella dedicata alla newsletter, iscriviti per non perdere i prossimi contenuti!